Emilia Romagna: cosa ha causato le alluvioni e quanto c’entra il cambiamento climatico?

"L’alluvione in Emilia-Romagna non è responsabilità del cambiamento climatico, se si rompe un argine il cambiamento climatico non c’entra nulla. È un problema di manutenzione”, afferma Antolini, Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna

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Newsby Giuliana Presti 18 Maggio 2023

Geologi ed esperti del cambiamento climatico hanno tentato di fornire una spiegazione degli episodi critici che hanno coinvolto l’Emilia Romagna con le due alluvioni intense nel giro di poche settimane e che hanno causato a oggi nove vittime. È naturale chiedersi perché le piogge abbiano colpito in maniera così violenta proprio quella zona d’Italia e perché con una tale frequenza, e quanto sia giusto in questo caso considerare il cambiamento climatico il principale responsabile.

Il cambiamento climatico

Molti hanno accusato il cambiamento climatico di essere la causa principale della situazione tragica che sono stati costretti ad affrontare gli abitanti delle zone colpite, altri invece hanno posto l’attenzione su altri fattori determinanti. Dal punto di vista scientifico, non si può dire con certezza che il cambiamento climatico c’entri qualcosa con le alluvioni che hanno causato danni e disagi in gran parte delle regione Emilia Romagna. È vero però, che l’innalzamento delle temperature provoca un’intensificazione della bassa e alta pressione, e dei fenomeni metereologici che ne conseguono.

Le condizioni di alta pressione che fiancheggiano questa depressione le impediscono di fluire da ovest verso est, seguendo il normale flusso della circolazione atmosferica. Ciò ha generato sulla Romagna questa enorme quantità di pioggia, – spiega Silvio Gualdi, senior scientist al Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) –  l’altro fattore che contribuisce a rendere questo evento eccezionale è il riscaldamento globale: un’atmosfera più calda contiene una maggiore quantità di vapore acqueo che, quando si verificano queste condizioni meteorologiche, è quindi in grado di produrre molta più pioggia“. Il cambiamento climatico ha potuto causare un carico di bassa pressione che è rimasto intrappolato tra le aree di alta pressione e per questo motivo non è riuscito a “scaricarsi” e ha insistito con le piogge proprio in quella zona d’Italia e nello specifico al confine tra monti e pianure, lungo la linea della catena appenninica.

Mauro Rossi, ricercatore Cnr-Irpi, ha affermato: “Sono caduti 200 mm di pioggia in 24 ore, è un evento eccezionale. Abbiamo misurato l’indice di rarità e la relazione con le franosità. Si tratta di un effetto dei cambiamenti climatici: questi fenomeni stanno diventando sempre più frequenti”.

Alluvione Emilia Romagna
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Luca Brocca, dirigente dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IRPI) spiega che: “la siccità rende il suolo più rigido, al punto che la pioggia non si infiltra più facilmente e l’acqua impiega più tempo per essere assorbita e quindi quando piove molto o ci sono esondazioni è più facile avere vasti allagamenti“.

I corsi d’acqua e il terreno

Alcuni geologi hanno ritenuto importante sganciarsi dall’idea che la principale causa di tali disagi ambientali fosse da rintracciare nel cambiamento climatico e hanno spiegato che sono soprattutto le caratteristiche naturali della zona colpita ad attrarre fenomeni di questo tipo. Le cause, secondo gli esperti, sono da rintracciare soprattutto nella tipologia di terreni, dalla presenza di fiumi e pianure, che ostacolano il percorso dell’acqua verso il mare. Anche per questo motivo, infatti, i millimetri di pioggia sono rimasti intrappolati all’interno e tra i diversi comuni.

Le alluvioni si sono concentrate principalmente nella zona in cui monte e pianura si incontrano e in cui vi è la presenza di molti corsi d’acqua, che la pioggia aveva completamente riempito già durante la prima alluvione di inizio mese.

L’alluvione in Emilia-Romagna non è responsabilità del cambiamento climatico”, ha dichiarato Paride Antolini, Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna. “Se si rompe un argine il cambiamento climatico non c’entra nulla. È un problema di manutenzione”. “Il tipo di rocce e terreni di cui sono costituite le nostre colline e le nostre montagne, rocce generalmente tenere, non quei calcari massicci o quelle pietre granitiche che possiamo trovare in altre regioni. Queste caratteristiche, insieme alla natura dei versanti, rendono le nostre colline abbastanza fragili da questo punto di vista. Ora siamo di fronte a un evento eccezionale ma le frane sulle nostre montagne sono ricorrenti con queste precipitazioni intese e ripetute”. La pianura alluvionale non permette alle acque di andare a finire in mare e i terreni, che sono per lo più argillosi (più impermeabili), limosi e sabbiosi, non riescono ad assorbire le piogge provocandone un accumulo. Queste tesi sottolineano che ancor prima del cambiamento climatico, esistono altre spiegazioni in grado di chiarire quello che è accaduto in Emilia Romagna.

Appennini
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Le risorse

Nel 2021 sono stati stanziati 100 milioni di euro contro il rischio idrogeologico in Emilia Romagna, eppure, secondo  Antolini “manca il personale qualificato. A livello decisionale bisogna comprendere che gestire una rete così complessa come quella dei corsi d’acqua non ha niente a che fare con l’ordinario”.