Nel 2020 la riduzione delle emissioni di anidride carbonica rispetto all’anno precedente potrebbe essere ridotta di 2.5 miliardi di tonnellate. Una cifra significativa che risente dell’impatto delle misure imposte dai governi di tutto il mondo per affrontare l’emergenza Coronavirus.
A diffondere i dati uno studio scientifico commissionato dal ‘Guardian’. Gli esperti, prima dell’emergenza, si aspettavano un aumento delle emissioni anche quest’anno, ma la pandemia e le relative conseguenze hanno cambiato tutto e potrebbero riportare il livello delle emissioni al livello più basso dell’ultimo decennio.
Gli stessi scienziati, però, non gridano alla vittoria, anzi. Il dottor Fatih Birol, capo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, ha dichiarato a tal proposito: “La pandemia sta causando una crisi economica in cui migliaia di persone stanno perdendo tutto. La riduzione delle emissioni è dovuta alle decisioni per affrontare l’emergenza, non certo a una nuova politica ambientale da parte dei vari Paesi”.
Rystad Energy, società di consulenza energetica di base in Norvegia, lancia poi un altro allarme, quello del crollo della domanda di petrolio. I dati raccolti nel 2020 sono accostabili a quelli della crisi economica del 2008.
Erik Holm Reiso, socio senior di Rystad, ha dichiarato a tal proposito: “La pandemia di Coronavirus è un evento senza precedenti per i mercati dell’energia. L’ultima volta che la richiesta di petrolio si è abbassata, durante la crisi del 2008-2009, la domanda è crollata per una media di 1,3 milioni di barili al giorno. A causa del Covid-19 la stessa domanda può crollare anche di quattro, cinque volte tanto”.
“Sono segnali preoccupanti, dobbiamo fare molta attenzione a quello che ci aspetta dal punto di vista economico” ha concluso Reiso.
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