Brutte notizie per il clima. Secondo quanto emerso dal rapporto annuale sullo stato del clima europeo (ESOTC), il 2022 non solo è stato il secondo anno più caldo mai registrato in Europa, ma anche il più secco. Inoltre, per quanto riguarda gli incendi estivi, le emissioni di carbonio sono state le più elevate degli ultimi 15 anni: in alcuni Paesi, infatti, sono stati osservati i livelli più alti degli ultimi 20 anni. I dati, divulgati giovedì 20 aprile dagli scienziati del Copernicus Climate Change Service (C3S), sono relativi al tasso di frequenza di incendi in Europa. Per arrivare a questi numeri, infatti, sono stati confrontati i dati raccolti dal 1850 ad oggi, ricostruendo l’andamento dei vari fattori climatici che hanno contribuito al cambiamento climatico nel Nuovo Continente.
“I risultati hanno evidenziato aumenti significativi delle emissioni di carbonio associate agli incendi boschivi, specialmente nell’estate del 2022 e in particolare in determinate regioni europee. Il tasso di episodi e fenomeni naturali estremi è aumentato notevolmente anche a causa delle condizioni più calde e secche che si sono verificate nel continente”, hanno scritto gli autori. Nello specifico, le emissioni sono state più elevate di quelle del 2007. “Francia, Spagna, Germania e Slovenia, inoltre, hanno registrato le emissioni di incendi boschivi estivi più elevate degli ultimi 20 anni. In Europa sudoccidentale si sono manifestati alcuni dei più vasti incendi mai registrati nell’intero continente”, si legge nel rapporto.

Caldo record
Che il 2022 fosse stato particolarmente caldo è risultato evidente a molti, ‘senza precedenti’ secondo il rapporto. Tuttavia, il clima è stato caratterizzato anche da condizioni di siccità diffusa. “I risultati mostrano l’aumento delle temperature e l’intensificarsi degli eventi estremi e offrono una panoramica del clima dello scorso anno in un contesto a lungo termine”. Nello specifico, l’Europa ha vissuto il secondo anno più caldo di sempre, con ondate intense e prolungate. Le pochissime precipitazioni registrate, di conseguenza, hanno causato una siccità diffusa. “Le temperature in tutta Europa stanno aumentando al doppio del tasso medio globale, più veloce rispetto a qualsiasi altro continente”, hanno dichirato gli scienziati. “Nell’ultimo quinquennio la media per l’Europa è stata di circa 2,2 C al di sopra dei livelli associati all’era preindustriale (1850-1900). Il 2022 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, con 0,9 C in più rispetto alla media recente, relativa al periodo di riferimento compreso tra il 1991 e il 2020”, ha dichiarato il direttore del Copernicus Climate Change Service (C3S), Carlo Buontempo.
Nello specifico, il 2022 sarebbe l’anno più secco mai registrato finora. La dimostrazione arriva dai fiumi, con il 63% di questi che ha registrato flussi inferiori alla media osservata negli ultimi decenni. “L’umidità del suolo è stata la seconda più bassa degli ultimi 50 anni. Solamente aree isolate sono state caratterizzate da condizioni di umidità del suolo superiori alla media”, hanno aggiunto gli autori.

Dati sull’acqua
A livello europeo, il flusso fluviale è stato, per il sesto anno consecutivo, inferiore alla media, ed il secondo più basso mai osservato. “Tali cambiamenti possono influenzare negativamente moltissimi aspetti legati alla natura e alla società, provocando conseguenze negative su ambiti che possono spaziare dall’agricoltura all’energia fino al trasporto fluviale. Le alte temperature rappresentano un rischio per la salute umana. Gli indici di stress da calore costituiscono il modo in cui il corpo umano risponde all’impatto di diversi ambienti termici”, hanno chiarito gli scienziati.
Tuttavia, non va meglio neanche in montagna. Non sono nuove le immagini che sono circolate che mostravano cime scure e prive di neve. “La carenza di neve invernale e le elevate temperature estive hanno determinato una perdita record di ghiaccio nelle Alpi, che ha superato i cinque chilometri cubici di massa ghiacciata fusa”, si legge nel rapporto. “In molte aree europee sono stati registrati fino a 30 giorni di nevicate in meno rispetto alla media elaborata sulla base dei record storici. Anche le precipitazioni primaverili sono state inferiori comparate alle aspettative per gran parte del continente”, hanno concluso gli esperti.