In Svizzera è stato depositato un ricorso al Tribunale amministrativo federale (TAF) contro l’omologazione da parte di Swissmedic del vaccino anti Covid di Pfizer-BioNTech. La mossa contro l’autorità di omologazione svizzera dei medicamenti è opera dell’associazione DU – die Unabhängigen (“Tu – Gli Indipendenti”). Sempre lo scorso 23 dicembre, ha inoltre sporto denuncia all’autorità di sorveglianza presso il Dipartimento federale dell’Interno riguardo alle azioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) durante la pandemia.
L’organizzazione, fondata nel 2019, si posiziona politicamente al centro, ma non si definisce un partito. In un comunicato recente, DU – die Unabhängigen si dice in particolare preoccupata che le nanoparticelle del vaccino possano alterare il DNA delle persone vaccinate. Il movimento, presente nei cantoni di Berna e Argovia, così come nel Liechtenstein, si chiede sulla base di quali studi scientifici si possa escludere tale rischio per la salute. L’associazione dice di aver optato per la via giudiziaria dopo che Swissmedic ha risposto in modo insoddisfacente a una sua sollecitazione.
Un’azione legale che certamente farà molto discutere e farà felici soprattutto il mondo No-Vax. Anche perché la Svizzera, come praticamente tutti i Paesi europei, è in piena fase di inizio somministrazione del vaccino e questo ricorso potrebbe anche clamorosamente fermare tutta la macchina.
In totale, la Confederazione svizzera ha ordinato da Pfizer-BioNTech circa 3 milioni di dosi. Il vaccino è immagazzinato presso la Farmacia dell’esercito, da dove verrà distribuito ai Cantoni. La strategia nazionale di vaccinazione prevede tre fasi. Prima le persone vulnerabili, in particolare quelle anziane o con malattie pregresse. Poi il personale sanitario e chi vive con persone vulnerabili, ad esempio affette da un tumore. Infine, le persone che vivono in strutture chiuse, come i centri per disabili. Secondo Virgine Masserey, responsabile della Sezione malattie infettive dell’UFSP, in Svizzera sono circa due milioni le persone considerate vulnerabili, di cui circa 1,6 milioni sono anziani.
Secondo l’istituto elvetico, contro cui l’associazione si è schierata, il farmaco di Pfizer-BioNTech offre una protezione vaccinale superiore al 90% sette giorni dopo la seconda vaccinazione. I dati disponibili fino a oggi hanno mostrato infatti un’“elevata efficacia comparabile in tutte le fasce di età testate e hanno soddisfatto i requisiti di sicurezza”. Il vaccino antiCovid-19 di Pfizer-BioNTech è adatto per gli adulti a partire dai 16 anni, ha indicato l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Per una protezione vaccinale ottimale si consigliano due vaccinazioni somministrate per via intramuscolare a intervalli di almeno 21 giorni, scrive l’istituto.
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