Malattie oncologiche: in Italia vengono spesi oltre 6 miliardi all’anno

Tra le spese più importanti ci sono quelle di trasferta per chi ha necessità di fare le terapie lontano da casa. Bertolaso: “Compagnie aeree e ferroviarie applichino sconti come per gli eventi sportivi”

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Newsby Federico Liberi 3 Agosto 2023

Le ultime stime parlano di una situazione decisamente da non sottovalutare: la spesa annuale dei pazienti oncologici sfiora quasi i 2000 euro. I pazienti, infatti, devono sostenere spese per effettuare gli esami diagnostici, per le visite specialistiche, per ottenere trattamenti come la psicoterapia e il supporto nutrizionale, fondamentali anche per avere un miglioramento della qualità della propria vita e per aumentare le possibilità di guarigione e per le varie terapie, tra cui quelle salvavita. Inoltre, molte persone sono costrette a effettuare le cure lontano da casa, il che porta a una spesa aggiuntiva: quella per i vari trasferimenti.

I costi del cancro, cosa si può fare a riguardo?

Questa situazione, che può essere definita drammatica, è emersa dalla seconda edizione dell’indagine “I costi sociali del cancro: valutazione di impatto sociale ed economico sui malati e sui caregiver”, la quale è stata promossa e portata avanti dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) ed effettuata da Datamining, in collaborazione con l’Associazione italiana malati di cancro (Aimac) e con gli Istituti nazionale tumori di Milano e di Napoli.

Questa ricerca ha portato alla luce una situazione veramente difficile, ma fin troppo comune tra le famiglie del nostro Paese che vivono a stretto contatto con una persona malata di cancro.

Paziente oncologico fa una visita di controllo
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Le persone, soprattutto negli ultimi tempi, si ritrovano, molto più rispetto al passato, a dover pagare di tasca propria tutti i trattamenti, le cure e gli spostamenti, dando la precedenza soprattutto alle prestazioni legate alla diagnosi precoce e ad alcuni trattamenti, ma ritrovandosi spesso a dover trascurare, a causa delle difficoltà economiche, quelle più legate alla qualità della vita. L’indagine, pubblicata su “The European Journal of Health Economics” e presentata nella conferenza stampa di oggi alla Camera dei Deputati, ha visto coinvolti quasi 1.300 pazienti in trattamento terapeutico dopo aver ricevuto una diagnosi tra il 2011 e il 2018. Dalle risposte dei pazienti date riguardo alle 38 domande poste per quantificare le spese (mediche e non) sostenute per colmare carenze e ritardi del Sistema sanitario nazionale, è emerso che in media ogni paziente oncologico italiano spende ogni anno circa 1.841 euro per prestazioni che dovrebbero essere a carico dei servizi sanitari regionali. L’aspetto più pesante e costoso è quello relativo agli esami diagnostici (riportata dal 51,4% degli intervistati). A seguire il costo dei mezzi di trasporto (45,1%), le visite specialistiche successive alla diagnosi (45,1%), l’acquisto di farmaci non oncologici (28,5%) e le spese per l’alloggio lontano dalla propria residenza (26,7%).

Dall’indagine è emerso anche che a incidere sulla spesa per la diagnostica (in media 259 euro all’anno) in alcuni casi potrebbero essere anche esami prescritti in maniera inappropriata. Questi esami, che non essendo ritenuti necessari in una valutazione che incrocia i costi e i benefici, vengono lasciati completamente a carico dei pazienti, gravando ancora di più sulla situazione economica, in alcuni casi, già precaria.

Tra le altre voci di spesa rilevate più di frequente, poi, ci sono i vari trattamenti di supporto psicologico (assolutamente fondamentali per i pazienti malati e per le persone loro più vicine), i consulti con il nutrizionista, l’acquisto di protesi, parrucche e sedie a rotelle e le visite a domicilio effettuate da medici e infermieri. A pagare le prestazioni di tasca propria, sempre secondo questa indagine, sono soprattutto i pazienti che vivono nelle Regioni del Centro e del Nord del Paese. Tra i vari pazienti oncologici, inoltre, ad attingere maggiormente ai propri risparmi, sono soprattutto i soggetti che affrontano la ripresa di una malattia diagnosticata anni prima: se nelle prime fasi di cura i malati riescono a beneficiare maggiormente dell’offerta del Sistema sanitario nazionale, questo accade con minore frequenza nelle fasi successive della malattia. “I malati sono consapevoli che le lunghe attese incidono pesantemente sui ritardi diagnostici e si ritrovano obbligati a ricorrere al privato per superarle. L’auspicio – commenta Francesco De Lorenzo, presidente Favo e Aimac – è che questi dati convincano i decisori politici a intervenire con immediatezza, per evitare che a fare le spese di queste disfunzioni siano le fasce più deboli della popolazione. Ogni sforzo deve essere fatto perché i pazienti oncologici siano in grado di ricevere la stessa qualità di cura senza dover affrontare trasferte”.

In attesa che ciò avvenga, sarebbe opportuno che le compagnie di trasporto aereo, ferroviario o autostradale, promuovessero tariffe agevolate, così come fanno per eventi sportivi o simili”, ha proposto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, intervenendo in collegamento alla presentazione dell’indagine, il quale, infine, ha voluto sottolineare la necessità di “ridurre drasticamente le liste d’attesa per i pazienti oncologici”.

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