Qual è la durata reale del green pass ottenuto con il vaccino anti Covid? Un dubbio più che lecito, visti i continui cambi di rotta che in questi mesi hanno caratterizzato le pubblicazioni delle autorità sanitarie a proposito dell’effettiva durata della protezione del vaccino.
A breve, in Italia, la durata del green pass (anche dopo la prima dose) scenderà da 12 a nove mesi. A stabilirlo sono le normative in vigore a partire da mercoledì 15 dicembre 2021; mentre il tempo consigliato per la terza dose è di cinque mesi dalla seconda somministrazione.
Eppure, l’ultimo monitoraggio settimanale dell’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità, rimescola ancora le carte. “Dopo cinque mesi – si legge nel report – dal completamento del ciclo vaccinale, l’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 74% a 39%”.
Ciò significa che a cinque mesi di distanza dalla seconda dose il rischio di sviluppare la malattia è quasi raddoppiato. Ma la certificazione verde, che permette l’accesso al lavoro e soprattutto alle principali attività ludiche e ricreative, è valida anche per i successivi quattro mesi.
Vi è dunque una discrepanza fra l’effettiva copertura del vaccino anti Covid e l’attestazione che certifica che quel vaccino lo abbiamo ricevuto. In linea generale, il calo dell’efficacia nel tempo è valido per tutti i principali farmaci, come dimostra uno studio del Public Health Institute di Oakland pubblicato sulla rivista Science.
La ricerca si è concentrata sui vaccini di Pfizer/BioNTech, Moderna e Johnson & Johnson. Per Comirnaty l’analisi dimostra che l’efficacia cala dall’87 al 45% in poco più di sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale; per Spikevax dall’89 al 58%; Janssen crolla addirittura dall’86 al 13%.
L’Iss, comunque, rassicura: “Rimane elevata l’efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa; in quanto l’efficacia nei vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi è pari al 93% rispetto ai non vaccinati”. Invece, “risulta pari all’84% nei vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi”.
Da qui emerge l’importanza della terza dose del vaccino. In quanto l’efficacia nel diagnosticare e prevenire casi di malattia severa “sale rispettivamente al 77% e al 93% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva-booster”.
Inoltre, secondo l’Iss il rischio di decesso di un non vaccinato è 16,6 volte maggiore rispetto a un vaccinato con dose booster; mentre è 11,1 volte maggiore rispetto a un soggetto che ha ricevuto il vaccino da meno di cinque mesi. Ed è infine 6,9 volte maggiore rispetto a un vaccinato da più di cinque mesi.
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