Mentre la maggioranza continua a discutere sul Green Pass, anche la Fondazione Gimbe ha deciso di esprimere la propria opinione sulla questione. Il suo presidente, Nino Cartabellotta, è intervenuto durante la trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus e ha spiegato che la certificazione verde “va presa in considerazione per i grandi eventi”, come partite di calcio e concerti. “Diventa sempre più difficile il suo utilizzo per assembramenti più piccoli, perché non abbiamo un’equità di accesso al vaccino. Ci sono vari aspetti di tipo giuridico e sociale da considerare”. Cartabellotta ha aggiunto che “in una campagna vaccinale di massa si può fare la prenotazione volontaria, la chiamata attiva, la spinta gentile, ovvero il Green Pass, e poi l’ultima strategia è rappresentata dall’obbligo. In questo momento la strategia del Green Pass è una di quelle che si possono prendere in considerazione”, anche se non per tutte le situazioni.
Cartabellotta, per esempio, ha sottolineato che nei bar e nei ristoranti è doveroso che “siano vaccinati coloro che in quei locali ci lavorano”. Parlando dei contagi, il presidente della Fondazione Gimbe ha dichiarato che “stiamo vedendo un incremento sostenuto, in linea con quanto avvenuto prima in altri Paesi europei ed è certo che questi numeri aumenteranno nelle prossime settimane, perché la variante Delta è più contagiosa di quella Alfa e sappiamo che entro fine agosto diventerà prevalente. Tuttavia, non avremo un grande impatto sugli ospedali, perché” una buona percentuale della popolazione si è vaccinata. Ha poi precisato che l’impatto dei ricoveri “sarà inversamente proporzionale alla quota di over 60 vaccinati. Ce ne sono oltre due milioni non vaccinati, ma attenzione anche agli over 50, perché nell’ultimo mese le ospedalizzazioni riguardano in maniera importante anche quella fascia d’età”, ha aggiunto Cartabellotta
Cartabellotta ha poi spiegato che attualmente si stanno somministrando “soprattutto secondo dosi, mentre le prime sono solo 100mila al giorno”. “Nel terzo trimestre avremo 45 milioni di dosi, un numero dimezzato” rispetto a quanto previsto in un primo momento. La situazione è “un po’ anomala: in teoria dovremmo ricevere oltre 94 milioni di dosi, però vanno tolte le sei milioni di Curevac, non autorizzato, e 26 milioni di AstraZeneca e 15 milioni di Johnson & Johnson che noi non stiamo utilizzando. È verosimile che questi vaccini in Italia non arrivino mai, quindi avremo circa 45 milioni di dosi di Pfizer e Moderna”.
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