Nonostante la diffusione del Coronavirus abbia duramente colpito tutta l’Europa, c’è un Paese che è riuscito a limitare il numero di infezioni e appiattire la curva dei contagi: la Grecia. Su una popolazione di circa 11 milioni di abitanti i contagi sono poco più di 1800 e le morti registrate sono, all’8 aprile, 81. Dati in forte controtendenza se messi a confronto con Italia, Spagna e Francia, i cui sistemi sanitari soffrono grandi difficoltà nel contenere l’emergenza. Ecco come il Paese ellenico è riuscito a ottenere un risultato del genere.
Già a fine febbraio il governo greco, mentre altrove si discuteva sulla necessità del ‘lockdown’ per contenere il Coronavirus, decideva di sospendere le attività pubbliche. Un divieto, esclusi casi isolati, accolto dai cittadini greci con disciplina e responsabilità.
“Sensibilità, coordinazione, risoluzione, rapidità di decisione sono state importanti”, ha dichiarato il primo ministro Kyriakos Mitsotakis in parlamento. “Abbiamo chiuso le scuole prima che ci fossero vittime, molti paesi invece hanno aspettato una o due settimane, subendo molti lutti“.
La Grecia è uno dei Paesi più deboli economicamente dell’Unione Europea. Per anni ha vissuto una crisi che ne ha ridotto all’osso le risorse e un contagio di massa avrebbe messo a rischio ogni speranza di risalita. Per non parlare del sistema sanitario, che avrebbe subito conseguenze pesantissime. Ma è stata proprio questa difficoltà ad “aiutare” il governo greco. Per l’economista George Pagoulatos, capo della Eliamep (la Fondazione ellenica per le politiche europee ed estere) il governo ha mostrato “un approccio manageriale sin dall’inizio, non sottovalutando le debolezze del Paese”.
In tutto il Paese i posti letto in terapia intensiva sono meno di mille e solo in tempi recenti sono stati assunti nuovi medici e infermieri. Un quarto della popolazione, poi, è over 60 e quindi a maggior rischio in caso di contagio. Per tutti questi motivi si è reso necessario anticipare i tempi e la strategia, fino a ora, ha pagato: al momento, infatti, solo un decimo dei posti in terapia intensiva sono occupati e la curva del contagio è, fortunatamente, assai limitata rispetto alla media europea.
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