Attenzione quando andate in campagna potreste toccare una pianta pericolosissima che ha portato al suicidio molte persone, ecco qual è.
Questa pianta, conosciuta anche come Albero dei suicidi, è originaria dell’Australia e appartiene alla famiglia delle Urticacee. Si tratta di una specie vegetale che appare innocua all’apparenza ma i suoi effetti sono devastanti, se la vedi non toccarla mai.
Pianta dei suicidi, non tutto il green fa bene
Sembra un’invenzione da film horror e invece è tutto vero. Esiste una pianta urticante che provoca un dolore talmente forte e a lungo termine che non è possibile resistere. Conoscerla può aiutare a evitarla risparmiandosi una sofferenza indescrivibile, ma di quale specie vegetale si tratta e come riconoscerla?
Si tratta della Gympie-Gympie, una pianta che cresce in Australia caratterizzata da foglie a forma di cuore che sono ricoperte da minuscoli aculei. Nonostante le sue dimensioni relativamente piccole, il suo potenziale letale è estremamente elevato. Il contatto con i suoi aculei provoca un dolore così intenso e persistente che viene descritto come “insopportabile”.
Non sono solo i turisti avventurosi o i ricercatori inconsapevoli a cadere vittima di questa pianta, ma anche gli indigeni sono consapevoli del suo potenziale pericoloso. È stato riferito che alcuni membri delle tribù aborigene hanno utilizzato la pianta per il suicidio.

Il veleno contenuto negli aculei della Gympie-Gympie è una tossina chimica chiamata moroidina. Questa sostanza è altamente irritante per la pelle e il sistema nervoso. Anche una semplice sfiorata può causare bruciore, prurito e gonfiore, ma il vero tormento inizia solo dopo qualche minuto.
Le vittime del contatto con la pianta velenosa sperimentano un dolore lancinante che penetra profondamente nella pelle. Non importa quanto si cerchi di alleviare il dolore, sembra essere insopportabile e persistente per settimane o mesi. I malcapitati possono soffrire di insonnia, perdita di appetito e depressione a causa del continuo tormento.
Non ci sono antidoti noti per trattare un caso di avvelenamento da Gympie-Gympie. L’unica soluzione è rimuovere manualmente gli aculei pungenti dalla pelle con l’ausilio di particolari pinzette e spugne. Anche se questa operazione può essere estremamente dolorosa, è l’unica possibilità di garantire una possibile riduzione del dolore.
Le autorità australiane hanno preso delle precauzioni per proteggere i visitatori dalle potenziali minacce della pianta velenosa. Segnali di avvertimento sono posti in modo visibile in alcune aree in cui è presente la pianta. Tuttavia, questo non impedisce a coloro che cercano emozioni forti e avventure pericolose di avvicinarsi alla pianta per il puro gusto del rischio. Un gioco che può finire molto peggio di quello che si può immaginare.
Tra le testimonianze c’è quella di Ernie Rider, riportata da Wikipedia, che venne in contatto con la pianta sul viso e sul busto nel 1963. L’uomo disse che:
“Per due o tre giorni il dolore è stato insopportabile. Non potevo lavorare o dormire, si trasformò poi in un dolore peggiore per altri quindici giorni. La puntura persistette per due anni e si ripeteva ogni volta che facevo una doccia fredda. Non c’è niente di paragonabile: è dieci volte peggio di ogni altra cosa”.