Si presenta con tantissimi omissis il contratto di acquisto anticipato di vaccini anti Covid, firmato dall’Ue con AstraZeneca, che l’azienda ha acconsentito a pubblicare. Oscurati i passaggi che riguardano i prezzi delle dosi. Ma anche quello riguardante il calendario delle consegne: quante fiale da consegnare ed entro quando, entro quando le rate dei pagamenti. L’azienda britannica ha drasticamente ridotto le consegne dei vaccini destinati all’Ue e questi interrogativi restano aperti nell’operazione trasparenza avviata dalla Commissione Europea.
Il contratto dà comunque ragione a Bruxelles solo su un punto centrale della vicenda: AstraZeneca è tenuta a rispettare il contratto stipulato ad agosto con le autorità europee. Usando la produzione degli stabilimenti europei (Germania e Belgio), di quelli britannici e, in caso di necessità e previo preavviso, anche quelli situati fuori dall’Unione (India).
Ma oltre agli ‘omissis’, nella versione del contratto di AstraZeneca è spesso presente l’espressione “best reasonable efforts”. Un modo per la casa farmaceutica per cautelarsi rispetto al sorgere di eventuali problemi. Della serie: faremo “il meglio possibile, ragionevolmente”. È la stessa spiegazione fornita dall’amministratore delegato di Astrazeneca, Pascal Soriot, in un’intervista a diversi quotidiani europei: “Nell’accordo c’è scritto: faremo del nostro meglio, non c’è un obbligo sulla consegna…”.
L’azienda “dichiara, garantisce e conviene” con o all’esecutivo comunitario e con o agli Stati membri dell’Ue di “non essere soggetta ad alcun obbligo, contrattuale o di altra natura, nei confronti di alcuna persona o terza parte per quanto concerne le dosi iniziali per l’Europa o che confligga o sia incoerente in modo rilevante con le condizioni di questo contratto oppure che possano impedire il completo adempimento degli obblighi previsti da questo contratto”.
Insomma, da quanto è stato reso pubblico nel giorno in cui l’Ema da l’ok al suo vaccino, l’Ue ha ragione solo sul fatto che Astrazeneca può, anzi ‘deve’, importare dalla Gran Bretagna i vaccini che, da contratto, spettano all’Unione. A completamento delle scorte disponibili negli stabilimenti presenti sul territorio europeo. Peccato che non si possa sapere di quante dosi si tratti e con quali scadenze dovrebbero essere consegnate.
Del resto, sull’espressione ‘best reasonable effort’ che di fatto tutela l’azienda, la Commissione non dà battaglia. “È un’espressione legale che si usa in contratti di questo tipo”, spiegano fonti della Commissione, “quando si cerca di comprare un prodotto ancora non disponibile”. Come del resto era il vaccino al momento della firma dell’intesa nell’agosto scorso. Oltre “quando ci sono elementi che potrebbero creare problemi e non sono nel potere delle compagnie”.
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