Allarme influenza aviaria, confermata diffusione tra mammiferi: “Più mortale del Covid”

Influenza aviaria (Newsby.it)
Il rischio di una nuova epidemia di influenza aviaria si fa sempre più concreto. E a detta degli esperti sarà molto più mortale del Covid. Ecco cosa ci aspetta nei prossimi mesi.
L’allarme non è nuovo, ma solo ora assume i toni della vera urgenza. Il mondo intero deve prepararsi a una nuova calamità sanitaria molto più letale del Covid. La nuova pandemia sarà l’influenza aviaria. E se lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità, agenzia ufficiale dell’Onu, con un monito lanciato nelle scorse ore in via ufficiale, la cosa non va presa sotto gamba.

Non a caso l‘avvertimento dell’Oms è stato subito rilanciato via social da Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del San Martino di Genova e tra le voci più autorevoli e ascoltate negli anni del coronavirus. L’influenza aviaria è una malattia altamente contagiosa dei volatili trasmissibile all’uomo in particolare condizioni, attraverso il contatto diretto con volatili morti o ammalati e/o con superfici o materiali contaminati da escreti e secreti infetti o attraverso le mucose, con aerosol infetti, o con il consumo di carni poco cotte di volatili infetti. Come dobbiamo prepararci a questa nuova sfida?
Il mondo col fiato sospeso di fronte al nuovo rischio aviaria
Condividendo un articolo del New York Times, il prof. Bassetti ha messo tutti in guardia: “Una pandemia molto più mortale del Covid potrebbe arrivare presto. Si tratta dell’influenza aviaria che ha una mortalità di oltre il 50%. Bisogna lavorare tutti insieme per evitare che succeda e per mitigarne le conseguenze se dovesse succedere”. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, durante un incontro con la stampa ha ricordato che da quando il virus H5N1 è emerso nel 1996, abbiamo assistito solo a trasmissioni rare e non prolungate da e tra esseri umani. Ma non possiamo presumere che rimarrà così e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento dello status quo. Per il momento, la principale raccomandazione è quella di sempre: non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma segnalarli alle autorità locali.

Ad accendere una nuova spia di allarme è stata un’epidemia riscontrata nei visoni di alcuni allevamenti in Galizia, nel nord-ovest della Spagna. Nel Regno Unito sono poi stati segnalati nove casi tra lontre, visoni e volpi negli ultimi due anni. In precedenza diversi Paesi europei erano stati colpiti da un’epidemia di influenza aviaria causata da sottotipi H5N1 e H5N8. L’ondata del 2020-2021 è stata una delle più vaste e durature che si siano mai verificate in Europa e ha interessato la quasi totalità dei paesi del vecchio continente, Italia compresa.
Il timore è che la crescente diffusione tra gli animali possa indurre a mutazioni che favorirebbero il dilagare del tra gli esseri umani. Ecco perché l’Oms ha raccomandato di “rafforzare la sorveglianza negli ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d’allevamento o selvatici, continuando a collaborare con i produttori per assicurarsi che, se necessario, le forniture di vaccini e antivirali siano disponibili per l’uso globale”. Guai se ripiombassimo in un nuovo incubo pandemico.