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Uno dei nuovi temi esplosi nel 2020 insieme alla pandemia da Coronavirus e alla conseguente emergenza sanitaria è quello dello smart working. Il lavoro da casa è stato dapprima una necessità, per poi tramutarsi via via sempre più in una vera e propria abitudine. Con alcune pesanti conseguenze, però, a carico degli stessi lavoratori. Che, spesso, si trovano in una condizione tale da “non staccare” mai dalle proprie mansioni, essendo a tutti gli effetti sempre reperibili. Da qui una nuova istanza: quella del diritto alla disconnessione.
Ad abbracciarla è stato il Movimento 5 Stelle, che ha portato le istanze delle “vittime dello smart working” fino a Bruxelles. Così l’eurodeputata del M5s Daniela Rondinelli, in merito al testo approvato in plenaria che chiede alla Commissione UE di predisporre una legge europea per garantire il diritto alla disconnessione e i diritti dei lavoratori a distanza: “Siamo molto soddisfatti del risultato (l’approvazione del testo in plenaria, ndr). Dall’inizio della pandemia i lavoratori a distanza sono aumentati dal 5% al 30%. Qualcosa che era per pochi è diventato una modalità di lavoro molto diffusa e che sta diventando sempre più diffusa. E questo è avvenuto in un completo vuoto legislativo europeo e nazionale“.
Quindi Rondinelli passa al cuore del problema: “Se lo smart working non viene regolamentato, si presta a nuove forme di sfruttamento rispetto a nuovi diritti fondamentali dei lavoratori che nascono con la digitalizzazione. Per questo è importante ci sia una normativa europea“.
Una battaglia divenuta uno dei cardini pentastellati in sede comunitaria: “Come M5S noi stiamo lavorando moltissimo a livello europeo per promuovere delle discipline e un quadro regolamentare che combattano tutte le forme di dumping e concorrenza sleale. È chiaro che lo smart working ha in sé il grande principio della disconnessione. Si tratta di normare l’orario di lavoro, della reperibilità e di riposo“.
“La convenzione sull’orario di lavoro dell’Organizzazione internazionale del lavoro nel 1919 stabilì un principio ancora attuale ai giorni nostri. E quindi che i turni fossero di otto ore massimo al giorno, 48 massimo a settimana e così via. Ecco, si tratta di regolamentare un orario di lavoro 4.0 anche per lo smart working“, ha concluso l’eurodeputata Rondinelli.
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