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Salvini, messaggio a Draghi: “Coprifuoco senza senso, ma noi leali”

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Si è parlato molto in queste ore delle polemiche interne alla maggioranza sul nuovo Decreto Riaperture. La Lega infatti ha annunciato la propria astensione sul provvedimento, a causa principalmente del nodo sul coprifuoco. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è descritto come “gelido e irritato per lo strappo. E sull’argomento, dopo le interviste del mattino per la carta stampata, Matteo Salvini ha rotto il silenzio.

Salvini: il no al coprifuoco e il messaggio a Draghi

Noi stiamo lavorando per curare e per restituire lavoro e libertà agli italiani. Un alleato corretto ha il dovere di dire le cose che non vanno. Questo è un decreto che tiene fermo il Paese. Non si capisce perché si debba perdere un altro mese. Che senso ha il coprifuoco alle 22?“, ha infatti tuonato Salvini, a margine della segreteria politica tenutasi a Montecitorio.

L’accordo era sulle riaperture. Posso andare al cinema con 300 persone, ma non posso andare in palestra. No, di coprifuoco non si era assolutamente parlato. Con questo governo noi andremo fino in fondo. Noi siamo i più leali. Io se fossi in Draghi mi guarderei da quelli che sorridono e chinano il capo. La Lega ha una sola parola: seguire i dati scientifici“, ha continuato Salvini.

Contro Letta e contro le palestre chiuse

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Il numero uno del Carroccio ha poi messo nel mirino l’attuale segretario del Pd, Enrico Letta: “I sindaci e i governatori del Pd chiedono coraggio, vaccini e riaperture. Quindi, se c’è qualcuno che sta li tradendo quello è Letta. Io penso che dobbiamo dare fiducia agli italiani“. Quindi Salvini ha ribadito il proprio sostegno al Governo: “Se si è incrinata la fiducia verso Draghi? Assolutamente no! Il presidente apprezzi la lealtà e la schiettezza. Noi abbiamo dato la fiducia al governo Draghi. E non a quello di Speranza o Franceschini“.

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C’è poi il nodo scuola. Sul tema, così Salvini: “Giocare sulla pelle di migliaia di studenti ed insegnanti è ben più pericoloso di non riaprire palestre o ristoranti. Non è una questione politica, ma un problema istituzionale perché non si sono rispettati i patti“. Poi, rilanciando sulle riaperture: “Ogni giorno escono dagli ospedali centinaia di persone guarite. Se mettiamo in sicurezza i più fragili, potremmo convivere con il virus. Al governo ci sono i ministri del Pd e M5s che non sanno cosa significa alzarsi la mattina alle 5 per tirare su la saracinesca. Non abbiamo votato il decreto, perché è vecchio“.

Davide Di Carlo

Classe 1986, abruzzese cresciuto a Roma, sono assistente universitario e autore di una pubblicazione e di un romanzo. Appassionato di Medio Oriente e politica, seguo i lavori delle istituzioni italiane. Sono laureato in Scienze della Comunicazione, ramo politico-istituzionale, presso l’Università di Roma Tor Vergata. Dal 2017 sono un giornalista pubblicista.

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