Luigi De Magistris, leader di Unione Popolare, ha partecipato all’evento organizzato in Largo Argentina a Roma contro la parata del 2 giugno, dov’è stata avviata la raccolta firme per la richiesta del salario minimo. “Aderisco alla manifestazione contro la parata del 2 giugno, ma sono qui per la legge di iniziativa popolare sul salario minimo. Oggi l’Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro perché molti non lo hanno, mentre altri lo hanno precario. Con questa iniziativa costringeremo i partiti ad affrontare il tema. La mia esperienza politica mi ha insegnato che le persone vanno valutate dai fatti, e tutti quelli che oggi sono all’opposizione hanno governato e non hanno fatto nulla per il salario. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Con le firme li costringeremo in Parlamento ad esprimersi con il loro voto“, ha sottolineato. Mentre sull’invio di armi ha detto: “L’Italia non rispetta la Costituzione. Mandarle non è applicare l’Articolo 11 del nostro testo costituzionale“.
Sul salario minimo è intervenuto anche Giorgio Mulè, deputato di Fi. In piazza Montecitorio, a Roma, nella giornata di lunedì 1 giugno ha dichiarato: “Sul salario minimo vanno ascoltate le parti sociali, vanno ascoltati gli imprenditori e va ascoltata la situazione reale. In Italia abbiamo oltre 1100 contratti collettivi nazionali di lavoro e oltre il 90% dei lavoratori sono coperti da questi contratti che hanno un salario minimo, penso ai metalmeccanici per cui è 11 euro e passa. Queste categorie verrebbero penalizzate. Oltre la bandierina, il totem ideologico va calato nella vita reale trovando un equilibrio per proteggere sopratutto dai contratti pirata“.
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