POLITICA

Quirinale, cosa si intende quando si parla di “schede segnate”

A una settimana dall’atteso voto per il Quirinale, il presidente della Camera Fico ha pronta una contromossa che potrebbe rimescolare i piani ( e i voti) per Silvio Berlusconi. L’idea di Fico consiste nel limitarsi ad annunciare solo il cognome di chi riceve le preferenze. Senza leggere per intero l’intera scheda. Una mossa che impedirebbe a Berlusconi di applicare la sua strategia di “schede segnate” che prevede di concordare in anticipo le votazioni delle singole correnti di partito.

Come funziona la strategia delle “schede segnate”

Durante il voto per il Quirinale i partiti utilizzano un nome specifico sulla scheda per capire chi ha votato e come. Confidando nella regola non scritta che vuole che chi scrutina legga il voto espresso nell’urna interamente.

Lo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica viene tradizionalmente eseguito a mano, e a voce, dal presidente della Camera. Il presidente in carica ha però un certo margine di manovra, per esempio sulla modalità con cui annunciare il voto espresso in ogni scheda. Ed è qui che Roberto Fico entra in gioco.

Secondo quanto riportato da La repubblica la coalizione di centro destra si sarebbe messa d’accordo istruendo i vari partiti ad esprimere la loro preferenza in un modo unico e riconoscibile. Così da rendere più semplice la conta dei voti al termine della votazione.

Per esempio, Forza Italia si limiterebbe a scrivere sulla scheda solo il cognome di Berlusconi, la Lega userebbe sia il nome che il cognome, mentre Fratelli d’Italia lo scriverebbe invertito (Berlusconi Silvio). Ai centristi sarebbe stato chiesto di utilizzare iniziali (come “S. Berlusconi”) mentre i gruppi più piccoli dovrebbero invece utilizzare titoli o appellativi come “cavaliere”, “presidente”, “senatore”.

Berlusconi fa affidamento sul fatto che Fico utilizzerà il metodo impiegato dall’allora presidente della Camera, Laura Boldrini, nelle ultime due votazioni per il presidente della Repubblica, nel 2013 e nel 2015. All’epoca, Laura Boldrini decise di leggere tutto quello che trovava nella scheda, senza omettere nulla.

I precedenti e la scelta di Roberto Fico

Tuttavia, la scelta di come pronunciare i nomi non è così scontata.
L’idea di Fico sarebbe infatti quella di evitare il metodo di Laura Boldrini, proprio per non dare a Berlusconi tale vantaggio. In passato infatti, le nomine sono state enunciate in modi differenti e proprio il presidente della Camera sta valutando i precedenti per capire come procedere.
Ad esempio nel 1999, durante l’elezione di Ciampi, Luciano Viola scelse di leggere solo i cognomi. Nel 2018 Giachetti, in occasione dell’elezione dello stesso Fico, preferì leggere nome e cognome, ma evitando qualsiasi appellativo.

Ora sarà compito di Fico scegliere quale metodo utilizzare il prossimo 24 gennaio. La decisione sarà nota solo il giorno stesso, ma il clima di incertezza potrebbe togliere alla coalizione di centrodestra uno strumento importante per controllare i voti del Cavaliere.

 

Giulia Martensini

Classe '89, sono laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale e mi occupo da diversi anni di redazione di contenuti per l'online e articoli in ottica SEO. Nata a Brescia, ho vissuto a Parma e Milano con una parentesi di 10 mesi a Salamanca. Lettrice accanita ed ex attivista di Greenpeace Italia, scrivo soprattutto di attualità, sostenibilità e cultura.

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