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Nessun nome per il Quirinale, né tra quelli già fatti nelle ultime settimane né fra possibili outsider, è emerso dall’incontro di giovedì sera, a Roma, fra i leader di Movimento 5 stelle e Lega, Giuseppe Conte e Matteo Salvini.
I due rappresentanti politici, alleati prima e avversari poi, almeno fino all’avvento del governo di unità nazionale, hanno avuto quello che lo stesso Conte ha definito, ai microfoni dei cronisti, “un incontro come tanti”. E a quattro giorni dall’inizio delle consultazioni che porteranno all’elezione del Presidente della Repubblica l’impressione è che un’intesa fra le forze parlamentari sia ancora molto, molto lontana.
“È un periodo in cui ci si confronta su tutto – ha detto l’ex premier ai giornalisti che lo hanno fermato dopo l’incontro con il leader del Carroccio -. Quindi è normale che si parli anche delle prospettive per il Quirinale. Nomi? Non ne abbiamo fatti, abbiamo parlato di schemi politici. C’è la consapevolezza di dover allargare lo spettro del confronto”.
Bocche cucite, dunque, su possibili favoriti o potenziali sorprese che potranno emergere da lunedì, quando i parlamentari e i delegati regionali depositeranno le prime schede. “Abbiamo bisogno di un Presidente autorevole – ha aggiunto Conte -. Deve rispecchiare lo schieramento di forze in Parlamento. Non si può eleggere un presidente di parte”.
Pochi altri dettagli sono emersi dalle parole del leader pentastellato. Di sicuro non ci sono novità, almeno a quanto s’intende dalle sue parole, sul possibile rimpasto di governo (nel caso Mario Draghi dovesse davvero salire al Quirinale) e sulla “candidatura” di Silvio Berlusconi.
“Rimpasto? Non siamo entrati in questi dettagli – ha detto Conte -. Un confronto sugli schemi politici e sulla necessità di trovare un Presidente autorevole, coltivando il confronto tra tutte le forze politiche. Berlusconi in campo? Mi risulta che il centrodestra abbia un incontro in programma”.
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