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“La domanda a cui dobbiamo rispondere credo nei prossimi anni è molto semplice. Come riusciremo a garantire un accesso al cibo sicuro e di qualità a 10 miliardi di abitanti di questo pianeta. Questa è la domanda alla quale dobbiamo dare una risposta e soprattutto dobbiamo chiederci il modo in cui lo faremo come farà a impattare sempre meno sull’ambiente e sul territorio dal quale produciamo il cibo. Questa è la grande sfida”. Lo ha detto il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, intervenendo all’evento “People, Planet, Prosperity” al Padiglione Italia di Expo 2020 Dubai. “Credo che in momenti dove si confrontano esperienze, capacità, si mettono a sistema idee sia il mondo migliore per arrivare a una soluzione condivisa di questa grande questione“, ha aggiunto.
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“Ho avuto l’onore di presiedere la ministeriale a Firenze del G20 dedicata ai problemi agricoli e alimentari del pianeta. Ho visto la voglia di tutti i governi di implementare subito dinamiche di politica economica che possano assistere questo percorso di innovazione del settore agroalimentare. Vedo negli imprenditori agricoli, che forse sono i più conservatori di tutte le filiere produttive, una grande voglia di innovazione“. Patuanelli poi aggiunge: “Confrontiamoci, scambiamoci le idee e troviamo una soluzione a quella banale domanda: come produrremo cibo rispettando l’ambiente per 10 miliardi persone”.
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“Il nostro Paese già inizia ad avere grandi problemi di approvvigionamento idrico in tante parti della nostra penisola. E allora le esperienze di Paesi che hanno aree desertificate in grande parte del loro territorio ci servono per capire come si può produrre cibo in situazioni climatiche estreme”. Lo ha detto il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, intervenendo all’evento “People, Planet, Prosperity” al Padiglione Italia di Expo 2020 Dubai. “Il rischio è che il cambiamento climatico e la desertificazione ci porti a intravedere la risposta in produzione di cibo in laboratorio, sintetico, uguale per tutti. La strategia europea One Health non può essere confusa con la strategia One Diet. Il rischio che vedo davanti è un percorso di omologazione globale delle produzioni agroalimentari. Credo invece che il cibo rappresenti per ogni Paese un legame con storia, tradizioni, culture, religioni che non possiamo disperdere“, ha detto.
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