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Sala: “Milano non è una città gravemente malata”

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Il candidato sindaco, il pediatra Luca Bernardo l’ha paragonata a una “malata da curare“. E altri persino a “una Gotham City, buia, paurosa, in cui non ci sono interessi e investimenti”. Milano città insicura, come la città immaginaria del fumetto Batman. Ma il sindaco Giuseppe Sala, in campagna elettorale per la rielezione a primo cittadino non ci sta.

Milano è una città che, come tutte, esce da questa pandemia con delle sofferenze, ma non la vedo come una città gravemente malata“, sostiene Sala. “Di questo ne sono convinto – continua il primo cittadino – questa descrizione della Milano chiusa in sé stessa, che ha paura, che è malatissima, non la vedo, anche perché se è malata Milano le altre città italiane e europee cosa devono dire?“.

In ogni caso, conclude Sala, il giudizio spetta agli elettori. “Se la campagna è impostata su questo tema, saranno i cittadini a dire se ci vedono come malati o se hanno fiducia sulla nostra proposta“.

Cosa dicono i dati sui reati commessi a Milano

I dati sembrano essere d’accordo con Giuseppe Sala. Nei primi dieci mesi del 2019 i delitti complessivi commessi a Milano sono stati 112.906, in flessione del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. In cinque anni, invece, la riduzione del totale dei delitti è stata del 15,5%. Sono tuttavia aumentati quelli legati al traffico e allo spaccio di stupefacenti. Anche i dati nel 2020 sono positivi, con un -14% di persone arrestate. Tuttavia c’è da tener conto in quest’ultimo caso della riduzione complessiva di crimini durante il lockdown.

Sala: “Il reddito di cittadinanza ha aiutato a trovare lavoro?”

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Sala ha parlato dei problemi economici legati alla pandemia. Tuttavia non crede che il reddito di cittadinanza sia lo strumento adatto. “Ho sempre avuto un po’ di perplessità anche se capisco che andare incontro alle esigenze delle categorie più colpite abbia senso. Certamente se lo si ripropone esattamente come è a mio avviso è un errore”.

“Bisognerebbe salvare il principio dell’aiuto a chi è in difficoltà, credo che però come ogni riflessione debba basarsi su dati oggettivi. Lo scopo – è l’opinione di Sala – era aiutare qualcuno a trovare lavoro. Quanto lavoro è stato trovato? In quanti sono stati interessati? In quanti hanno accettato al primo lavoro, al secondo, al terzo o al quarto?”.

Francesco Maviglia

Classe 1996, videomaker e videoreporter. Si occupa principalmente di Politica e Cronaca. Formato all’Università degli Studi di Pavia e all’accademia di cinema di Milano.

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