Quanto fa bene, a un partito o a un personaggio politico, investire denaro nella promozione di se stessi e delle proprie idee sui social network? In linea puramente teorica una maggior spesa dovrebbe portare a una miglior resa, ma quando si parla di partiti o personaggi politici non sempre è così. Lo dimostrano anche i numeri del rapporto 2021 su politica e social pubblicato da DeRev, che offre dati piuttosto interessanti in questo senso. E bocciano, senza mezzi termini, le campagne su Facebook, Instagram e Twitter di un politico in particolare, Matteo Renzi.
Il fondatore di Italia Viva è secondo, nella particolare classifica pubblicata da DeRev che mette in fila i politici che hanno investito di più a livello di post sponsorizzati. Con 227.644 euro, Renzi è dietro solo a Matteo Salvini, che in inserzioni ha invece speso più del doppio, ben 483.767 euro. Ma sono altri i politici che hanno ottenuto risultati migliori sui social, spendendo molto meno.
Renzi è sicuramente il politico con il differenziale peggiore fra cifra investita e risultati sui social. Il suo indice di performance, indicatore che tiene conto dei risultati legati al cosiddetto engagement e della crescita media della pagina settimana per settimane, è pari appena al 6%.
A pari merito con il leader di Iv c’è Alessandro Di Battista, che nel 2021 non ha ricoperto ruoli politici né ha speso soldi per promuovere i suoi profili social. Il tutto nonostante una media di 5,16 post al giorno sui tre social principali (quella di ‘Dibba’ è di 2,21).
Il dato più sconcertante, per Renzi, è la decrescita dei follower: il computo totale è di 108.161 follower persi (57.369 su Twitter, 47.619 su Facebook, 3.173 su Instagram). Fra le quindici principali personalità politiche messe in fila da DeRev, è l’unico ad aver perso “seguaci” su tutti e tre i social. In buona sostanza, la campagna di comunicazione di Renzi si è rilevata, secondo questi dati, tutt’altro che efficace.
A lui e a Italia Viva non resta che provare a comprenderne le ragioni, benché la popolarità dell’ex “rottamatore” sia scesa non poco durante la crisi del Governo Conte II e a causa del controverso rapporto con il principe saudita Bin Salman.
La scarsa resa a livello di popolarità nonostante l’investimento sui social, comunque, non è un’esclusiva di Renzi. Matteo Salvini, già citato in precedenza, ha ottenuto infatti nel 2021 un indice di performance di poco superiore al 22%, e ha visto una decrescita di oltre 43mila fan su Instagram.
C’è invece chi è riuscito a trasformare l’investimento in performance: è il caso di Carlo Calenda, che complice anche la campagna elettorale per le comunali a Roma ha speso 136.657 euro in comunicazioni social sponsorizzate ottenendo un indice di performance del 48,33%. Anche Giorgia Meloni ha fatto molto bene in questo senso: 65.708 gli euro spesi, per un indice di performance del 41%.
C’è poi chi, pur non avendo speso nulla, ha compiuto un balzo non da poco a livello di popolarità sui social network. In testa a questa particolare graduatoria c’è Roberto Speranza, che nonostante un’attività piuttosto limitata (1,5 post al giorno sommando Facebook, Instagram e Twitter) e un investimento su post sponsorizzati pari a zero ha ottenuto, nel 2021, un indice di performance del 46,33%, con una crescita di follower, sui tre social più utilizzati al mondo, che supera il 42%. Naturalmente il ruolo che ricopre, quello di ministro della Salute, in un momento complicato come quello che stiamo vivendo ormai da due anni, incide non poco in questo senso.
E Draghi? L’attuale premier non è iscritto ad alcun social network e comunica solo attraverso i profili ufficiali di Palazzo Chigi. Una scelta personale nota già da tempo, che non consente di fare un confronto fra “prestazioni social” con le altre personalità della politica.
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