Lorenzo Pregliasco, direttore del web magazine YouTrend, professore di strategie elettorali all’Università di Torino, prova a fare un ‘giochetto’. L’occasione è la frase di Mario Draghi sul fatto se gli italiani preferiscano la pace oppure il condizionatore acceso; da questo è partito una sorta di sondaggio.
Partiamo dal gradimento di Putin. “Nel 2021 il 42% degli italiani, secondo un rilevamento di Demos, aveva simpatie per lui. Qualche giorno fa eravamo all’8% e se si dovesse tastare ancora il polso del Paese dopo la scoperta delle fosse comuni e degli indicibili massacri avvenuti, credo si scenderebbe ancora. Il fascino del Cremlino è svanito completamente, dissolto in questa guerra feroce”. Così Pregliasco in un’intervista al Giornale.
Insomma, sembrerebbe che il Paese abbia fatto una scelta di campo precisa. Ma Pregliasco tende a essere prudente. “Non sarei così netto. Siamo diventati allergici al presidente russo e anche sulle sanzioni, i cui effetti si avvertiranno però nel tempo, siamo con il premier. Più del 50% del campione esaminato da Ipsos appoggia le decisioni dell’esecutivo. Non andrei oltre”.
Ma quindi, per parafrasare Draghi, secondo il sondaggio gli italiani vogliono la pace e non i condizionatori? “Io frenerei. Siamo un popolo pragmatico e non è detto che siamo disposti ad accettare le conseguenze di quelle decisioni che tutti a parole dicono di condividere”.
Un altro tema che ha tenuto banco nelle ultime settimane riguarda il tema delle spese militari fino al 2% del Pil. I dati sull’invio da parte italiana di armi alla resistenza Ucraina ci dicono questo: “Il 55% non è d’accordo con questa mossa, decisiva per gli ucraini assediati. E un altro 8% non risponde. Diciamo che il quadro presenta alcune incongruenze”. Poche, invece, sono quelle relative alla presenza delle truppe italiane in quel Paese. “Solo il 5% del Paese manderebbe soldati col tricolore in Ucraina. Tutti gli altri dicono di no”.
Pregliasco parla di valori contraddittori. “Ad esempio, il 59% darebbe l’ok alla chiusura dei rubinetti di gas russi. Ma non so se hanno messo in conto che potrebbero rimanere al freddo. Però il 60%, dunque un’ampia maggioranza, è contrario all’incremento delle spese militari”.
Le cose sono diverse all’estero. Ad esempio in Germania, dove “certi rifiuti tutti italiani non trovano spazio. Il 78% per cento dei tedeschi condivide l’invio di armi a Kiev che da noi suscita tante perplessità e la stessa percentuale metterebbe mano al portafoglio per rinnovare gli arsenali”.
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