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POLITICA

Finanziamento ai partiti: come funziona oggi e com’era in passato

L’anticipazione del quotidiano Domani sull’indagine giudiziaria nei confronti dell’ex premier Matteo Renzi per finanziamento illecito ai partiti ha fatto tornare il tema alla ribalta. Il finanziamento pubblico ai partiti è stato un tema centrale nella storia della Repubblica italiana, anche prima di Tangentopoli. 

Com’era in passato la legge sul finanziamento ai partiti

La “legge Piccoli” introdusse nel 1974 il finanziamento pubblico ai partiti per contrastare alcuni scandali del passato legati alla collisione con potentati economici. La ratio della legge era che se i partiti avessero ricevuto adeguate somme per finanziarsi, non le avrebbero cercate in modo illecito attraverso tangenti. 

La legge prevedeva il finanziamento dei gruppi parlamentari, obbligati a versare il 95 per cento del ricevuto ai rispettivi partiti, e il finanziamento dell’attività elettorale. Negli anni successivi i fondi destinati ai partiti aumentarono ulteriormente.

Come siamo arrivati alla situazione attuale

Finché nel 1993 un referendum dei Radicali abolì il finanziamento ai gruppi parlamentari, sulla scia dello scandalo Tangentopoli. Tuttavia i partiti continuarono a ricevere somme per l’attività elettorale. E tra il 1993 e il 1999 questi fondi aumentarono gradualmente, fino alla decisione del governo Monti nel 2012 di dimezzarli. 

Nel 2014 il governo Letta ha poi abolito anche i rimborsi elettorali. Per i partiti sono rimaste solo forme di finanziamento indiretto. Ad esempio i gruppi parlamentari ricevono contributi da fondi provenienti dal bilancio di Camera e Senato. Nel 2019 la Camera ha erogato 31 milioni di euro e il Senato 20 milioni.

Il finanziamento privato ai partiti

Più ampia e complessa è la normativa per quanto riguarda i finanziamenti dei privati ai partiti. In base alla legge Letta è possibile contribuire con il 2 per mille. C’è poi tutto il capitolo delle “erogazioni liberali”: le donazioni private. Si tratta di somme in parte detraibili fino ai 30mila euro che non possono essere superiori ai 100mila euro.

Per aggirare il calo delle risorse pubbliche, è cresciuto nel tempo il fenomeno delle fondazioni collegate a uomini o partiti. Di fatto un canale “alternativo” di finanziamento perché con minori obblighi nella raccolta fondi rispetto a quelli fissati per i partiti. Finché la legge “spazza-corrotti” ha equiparato ai partiti le fondazioni legate a forze politiche.

Renzi: “Non ho niente da nascondere, vado avanti”

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Sarebbe proprio nelle maglie del finanziamento da parte dei privati il reato contestato a Renzi. Che tuttavia si difende e si dice pronto a chiarire. “Oggi sono stato chiamato da Emiliano Fittipaldi di Domani e mi ha comunicato che sono indagato per finanziamento illecito. Non ho niente da nascondere, vado avanti a testa alta senza cose di cui debba vergognarmi. Sono a disposizione dei magistrati per fornire le risposte che cercano”.

 

Redazione

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