Chi è Elly Schlein, la nuova segretaria del Pd
Attivista, ex parlamentare europea e oggi deputata, l’ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna ha battuto Stefano Bonaccini nella corsa per la guida del partito

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Elly Schlein è la prima donna della storia italiana a guidare la principale forza della sinistra. Ieri è stata eletta nuova segretaria del Partito Democratico: ha vinto le primarie battendo Stefano Bonaccini con il 53,80% dei voti (quando ne era stato scrutinato l’80% del totale). Un risultato inaspettato, in quanto Bonaccini era dato come ampiamente favorito e aveva già vinto nel voto dei circoli, la fase in cui votano solo gli iscritti al partito. “Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro, costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Pd”, aveva dichiarato lo scorso inverno lanciando la sua sfida a Stefano Bonaccini per la guida del Partito Democratico. Ma chi è Elly Schlein? 37enne ex europarlamentare, oggi deputata, la sua è una storia di distanza e di riavvicinamento al maggiore partito della sinistra italiana.

Laurea in giurisprudenza a Bologna
Nata il 4 maggio 1985 a Lugano, in Svizzera, da madre italiana e padre americano, Elena Ethel Schlein proviene da una famiglia internazionale ricca di spunti. Suo nonno materno era Agostino Viviani, partigiano e poi rispettato senatore del Partito Socialista; mentre suo nonno paterno emigrò negli Stati Uniti da Leopoli, che oggi si trova in Ucraina, per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei. Si trasferì a 19 anni a Bologna, dove studiò giurisprudenza. Proprio all’università diventò politicamente attiva: fu eletta due volte nel Consiglio di facoltà come rappresentante degli studenti, e nel 2008 partecipò come volontaria della campagna elettorale di Barack Obama per diventare presidente degli Stati Uniti.
Le battaglie al parlamento europeo
Nel 2013, dopo la laurea in giurisprudenza (2011), Schlein lanciò insieme ad altri “OccupyPd”, un movimento nato da giovani attivisti e attiviste del partito che si opponevano all’eventualità di un governo di “larghe intese” con il centrodestra.
Con quel movimento riuscì a farsi notare, tant’è che riuscì a entrare nella direzione nazionale del partito, nella quota riservata alle persone vicine a Pippo Civati, e l’anno dopo fu candidata con le liste del Pd alle Europee e, un po’ a sorpresa, venne eletta. Al Parlamento Europeo Schlein si è occupata soprattutto di immigrazione. Per due anni fu la relatrice dei Socialisti europei alla riforma del regolamento di Dublino, riguardante il diritto di asilo. Insieme a Popolari e Liberali, trovò un compromesso per modificare il regolamento rendendo automatico il ricollocamento dei migranti negli altri Paesi europei, ma la proposta finale del Parlamento non venne mai approvata dal Consiglio.
L’uscita dal Pd e il ritorno in politica
Nel 2015, con l’arrivo di Matteo Renzi alla guida del partito, uscì dal Pd per unirsi a Possibile, il partito di sinistra fondato da Pippo Civati, da cui però si allontanò progressivamente.
Decise di non ricandidarsi alle elezioni Europee e tornò in campo per le Regionali in Emilia-Romagna di gennaio 2020, dando vita ad un rassemblement ecologista-progressista, Emilia-Romagna Coraggiosa, con l’obiettivo di raccogliere tutte le forze di sinistra che sostenevano Bonaccini in quel momento fortemente minacciate dal centrodestra. Stefano Bonaccini diventò governatore dell’Emilia-Romagna, confermandosi per un secondo mandato consecutivo. La lista di Schlein contribuì con il 3,77%, con Schlein che risultò la candidata col consenso personale più alto con 22mila voti personali. Così entrò in giunta e fu eletta vicepresidente con la delega al Welfare, ruolo rivestito per gli ultimi tre anni.
Alle Politiche nel 2022 si è candidata alla Camera dei deputati come indipendente nelle liste del Pd. Ha ottenuto così un seggio alla Camera e ha poi lasciato l’incarico da vicepresidente regionale.
La corsa alle primarie
Due settimane dopo la discesa in campo di Stefano Bonaccini, ha annunciato la sua scelta di correre per la segreteria del Pd. Convinta federalista, nel suo discorso con cui ha annunciato la sua candidatura ha parlato di lavoro e precarietà, diritti, giustizia sociale e ambientale. Per Schlein il Pd deve “tornare a essere un partito di sinistra che rappresenta chi non ce la fa” e allontanarsi dalle pulsioni della classe dirigente che negli ultimi anni lo hanno “spinto verso il centro“. In particolare ad essere particolarmente apprezzate dagli elettori sono le sue battaglie intraprese a favore, oltre che dei migranti, anche della parità di genere, della disoccupazione giovanile, dei diritti delle minoranze e delle persone LGBTQIA+.