POLITICA

Berlusconi lascia il San Raffaele: “La prova più pericolosa in vita mia”

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Silvio Berlusconi è stato dimesso questa mattina dall’Ospedale San Raffaele di Milano dopo dieci giorni di ricovero. L’ultima visita del professor Alberto Zangrillo ha confermato quanto previsto prima del weekend. Vista l’efficacia della terapia a base di antivirali e antibiotici, dopo un lungo periodo di riposo assoluto, il leader di Forza Italia può tornare a proseguire la convalescenza a casa. “È stata la prova pericolosa della mia vita, ma anche questa volta l’ho scampata bella”, sono state le prime parole all’uscita dell’ospedale milanese.

I ringraziamenti di Berlusconi a chi lo ha curato

Berlusconi, che compirà 84 anni il prossimo 29 settembre, è risultato positivo al Coronavirus lo scorso 2 settembre, insieme ai figli Luigi, 31 anni, e Barbara, 36 anni. A questi si è poi aggiunta più recentemente anche la primogenita del leader di Forza Italia, Marina, 54 anni. L’ex presidente del Consiglio è arrivato al San Raffaele nella notte tra il 3 e il 4 settembre per un principio di polmonite bilaterale dovuta al Coronavirus. Oggi le dimissioni dall’ospedale di Milano. “La condivisione che ho sentito attorno a me mi ha consentito di superare i momenti più difficili, che sono stati tanti nei primi tre giorni”, ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio.

L’appello a tutti alla massima responsabilità

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L’Italia non può restare ferma, sarebbe una catastrofe economica senza precedenti”, ha ancora detto Berlusconi, chiedendo al tempo stesso la massima attenzione. “Ognuno di noi è esposto al rischio di contagiare gli altri, rinnovo a tutti l’appello alla massima responsabilità personale e sociale, ha proseguito Berlusconi. “Il mio pensiero va prima di tutto ai tanti ammalati di Covid e alle loro famiglie”, ricordando che “nelle scorse settimane, prima di ammalarmi, avevo lanciato numerosi appelli a non sottovalutare il pericolo”.

Il commento di Zangrillo

Per Alberto Zangrillo Berlusconi “ha dato grande soddisfazione e credo che abbia personalmente contribuito a dimostrare che, seguendo delle regole, riusciremo ad avere ragione del virus e a rasserenare tutti, visto che c’è molta ansia e preoccupazione”. Il medico nei giorni scorsi ha anche rivelato che a marzo-aprile non ci sarebbe stato lo stesso lieto fine, ma “per la carica virale alta sarebbe morto, e lui lo sa. Fondamentali sono stati la tempestività dell’intervento e il ricovero immediato. Dieci ore dopo poteva essere troppo tardi, perché lui è un paziente a rischio per i motivi che si sanno”.

Lorenzo Grossi

Classe '89, appassionato sin da piccolo di sport e scrittura. Già da "pischello" scrivevo come collaboratore per alcune testate giornalistiche a cui ho man mano affiancato radio, agenzie di stampa, tv e quotidiani cartacei. Ora è il momento di newsby! Nel carnet anche una breve ma intensa carriera di direttore di gara di calcio a 11.

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