Reciprocità e proporzionalità: sono queste le parole chiave da tenere a mente per comprendere la decisione della Commissione Ue di inasprire i controlli sull’esportazione dei vaccini anti-Covid. È stato Eric Mamer, il portavoce dell’organo esecutivo, ad annunciare la scelta. “La Commissione Ue adotterà una revisione del meccanismo di autorizzazione e trasparenza sull’export” ha dichiarato, senza scendere troppo nei dettagli. Le nuove regole sull’esportazione delle dosi di vaccino prodotte nell’Unione Europea saranno varate oggi, mercoledì 24 marzo. L’obiettivo della stretta è aumentare l’offerta di vaccini dell’Ue.
La revisione introdurrà i principi di reciprocità e proporzionalità tra gli elementi da valutare per l’ok europeo all’export. Tra gli altri punti che dovranno essere presi in considerazione per concedere il via libera alle esportazioni ci sono anche la situazione di avanzamento delle immunizzazioni nel Paese di destinazione delle dosi, e se la casa farmaceutica stia rispettando i contratti stipulati con l’Ue. Non tutti i ventisette Stati dell’Unione europea sono favorevoli a questi cambiamenti. Alcuni temono che la mossa possa poi danneggiare la catena di approvvigionamento, colpendo di conseguenza anche gli Stati membri.
La Commissione Ue ha intenzione di rendere più severe le condizioni per l’esportazione di dosi ai Paesi produttori di vaccini anti-Covid (misura che colpirebbe in particolare il Regno Unito), ma anche quelli le cui popolazioni sono già ampiamente vaccinate. Il tutto secondo i principi di reciprocità e proporzionalità. “Abbiamo registrato una certa apprensione proveniente dagli Stati membri, che si chiedono se l’Europa otterrà la sua giusta quota di vaccini. Finora 70 milioni di dosi sono state consegnate ai 27 Stati membri e 41,5 milioni sono state esportate verso 33 Paesi”, ha spiegato Maros Sefcovic , il vice presidente della Commissione europea. “Vogliamo la nostra giusta quota di vaccini”, ha aggiunto. “Per questo chiediamo ai Paesi partner proporzionalità e reciprocità. Quello che vogliamo è avere una discussione franca e aperta e invitare i Paesi partner dell’Unione europea a fare quello che facciamo noi”.
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