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MONDO

Ida, un disastro annunciato. Allora perché New York era impreparata?

Quella dell’uragano Ida, negli Stati Uniti, è la storia di un disastro annunciato. Già nei giorni precedenti al suo passaggio, infatti, l’allarme lanciato dagli esperti negli Usa era chiaro. Ecco perché, dopo aver seminato morte e devastazione, in molti ora s’interrogano su come abbia fatto la città di New York a farsi trovare impreparata nell’affrontare la tempesta.

Ida e l’annunciato colpo di coda

Lo fa ad esempio il New York Times, che in un articolo si interroga sul perché non si sia corsi ai ripari ai primi segnali d’allarme. Segnali presenti già martedì sera, quando il Servizio meteorologico nazionale annunciava il ‘colpo di coda’ di Ida sulla East Coast e sulla valle dell’Ohio. Le previsioni segnalavano anche forti precipitazioni nel New Jersey e sull’area metropolitana di New York.

Eppure, tutte queste spie rosse non hanno impedito che l’uragano Ida portasse ad almeno 45 vittime (il bilancio è ancora provvisorio), di cui 23 nel New Jersey e 15 nella metropoli. Ma anche a forti piogge, allagamenti, tornado, inondazioni e gravi danni per la mobilità. Basti pensare che le autorità hanno sospeso tutti i collegamenti ferroviari in uscita, eccetto quelli per Atlantic City; mentre continuano le operazioni di evacuazione dei passeggeri della metropolitana newyorkese.

Uragano a NY, risposta adeguata?

Il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha parlato di “qualcosa che non avevamo mai visto”, facendo eco alla neo governatrice dello Stato, Kathryn Hochul, secondo cui parlare di qualcosa “senza precedenti è un eufemismo”. Hochul si è poi apprestata a dichiarare lo stato di emergenza. Nella giornata di ieri in città sono caduti ben 80,01 millimetri di pioggia nell’arco di soli sessanta minuti. Si tratta della più grande quantità d’acqua mai registrata nella storia della metropoli Usa secondo Sky News.

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Eppure, fa notare il Nyt, la devastazione portata dalla tempesta non ha fatto altro che sottolineare la crescente fragilità della città nell’era dei cambiamenti climatici; ma anche come eventi meteorologici di questa portata possano facilmente vanificare ogni azione di contrasto programmata. Alcuni esperti sostengono infatti che le inondazioni di mercoledì non sono frutto di un uragano, bensì di un ‘incrocio’ di piccole tempeste.

Morti negli scantinati nel Queens

Nonostante la reale gravità della situazione fosse difficile da prevedere con estrema certezza, già a maggio alcuni funzionari pubblici avevano redatto un report sul potenziale rischio di inondazioni a NY in caso di forti precipitazioni. Nel documento inoltre si prevedevano un aumento fino al 25% delle piogge annuali e un incremento del numero medio di giorni con precipitazioni di oltre 2,5 centimetri. Infine, il report analizzava l’ipotetica risposta della metropoli in caso di emergenza e lo sforzo per implementarla.

Sforzo che prevede ad esempio un piano di finanziamenti da due miliardi di dollari per migliorare la rete fognaria per il drenaggio dell’acqua piovana nel Sud-Est del Queens. Dove cioè alcune criticità strutturali spesso causano l’allagamento degli scantinati e dove almeno undici persone sono morte per le inondazioni. Non è chiaro, comunque, quanto sia stato speso finora di quei due miliardi.

Lo ‘scaricabarile’ di responsabilità

Dopo il passaggio di Ida è iniziato anche il classico scaricabarile di responsabilità. Il sindaco de Blasio, ad esempio, ha dichiarato che gli esperti hanno di fatto sottovalutato la reale portata della situazione e che per questo la città è stata colta di sorpresa. Molti oppositori politici hanno invece criticato la risposta dell’Amministrazione, bollandola come inadeguata. Sulla scia del primo cittadino newyorkese, anche la governatrice Hochul ha difeso le azioni intraprese per fronteggiare la tempesta; ma ha anche messo in discussione la risposta dell’M.T.A., il servizio di trasporto pubblico, nella gestione dei disagi.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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