Per la seconda volta Donald Trump finisce sotto impeachment. La Camera dei deputati degli Stati Uniti ha approvato l’istituzione di un processo per il presidente uscente che, se eventualmente completato, rimuoverà Trump dal suo incarico a pochissimi giorni dalla sua uscita di scena. Hanno votato a favore 232 deputati, tra cui 10 Repubblicani; i contrari sono stati 197. La pratica passerà quindi al Senato, che dovrà tenere il processo a Trump e poi votare sulla sua rimozione, che avverrà se saranno d’accordo almeno i due terzi dei senatori. Tuttavia il Senato è attualmente sospeso e dovrebbe tornare a riunirsi il 19 gennaio, un giorno prima che scada il mandato di Trump.
L’accusa, formulata dai Democratici, è una sola. Avere “istigato l’insurrezione” di centinaia di propri sostenitori, che il 6 gennaio hanno attaccato il Congresso statunitense mentre certificava l’elezione di Joe Biden a prossimo presidente degli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti la procedura di impeachment serve a rimuovere da un incarico la persona che lo ricopre. Non è un procedimento giudiziario, ma politico. La persona oggetto della procedura non viene condannata a pene come multe o il carcere, ma semplicemente rimossa dal proprio incarico. Nel caso del presidente degli Stati Uniti, la Costituzione stabilisce che possa essere rimosso dall’incarico qualora il Congresso lo giudichi colpevole di “gravi crimini e misfatti”.
Per la prima volta nella storia un presidente statunitense sarà messo sotto impeachment per una seconda volta. Questo dopo il processo a cui era stato sottoposto Trump all’inizio del 2020 per le pressioni sul presidente ucraino affinché aprisse un’indagine contro Joe Biden. La scorsa volta non ci fu nemmeno un deputato Repubblicano che votò a favore. A questo giro dieci deputati lo hanno fatto e sembra probabile che li imiteranno un numero non ancora definito di senatori.
Secondo i giornali la Casa Bianca sembra impreparata a gestire una eventuale procedura di impeachment. L’amministrazione Trump finirà fra pochi giorni e negli ultimi tempi il presidente uscente è stato di fatto abbandonato da diversi alleati dentro e fuori dal partito. Non è chiaro come reagirebbe, dunque, nel caso si concretizzi la possibilità che venga davvero rimosso dal suo incarico prima del 20 gennaio. In questo momento, però, sembrerebbe trattarsi di un processo dal mero significato simbolico.
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