Trump, apprensione per le sue cure anti Coronavirus: come sta davvero?

Sta crescendo l’allarme negli Stati Uniti per le condizioni di salute di Donald Trump e della moglie Melania, in particolare dopo che sono state diffuse maggiori informazioni sui trattamenti sottoposti al Presidente dopo il contagio da Coronavirus. Un intervento massiccio di terapie e medicinali, che tracciano un quadro poco rassicurante della situazione.

La cura sperimentale e i medicinali quotidiani

Trump è stato sottoposto a una dose di 8 grammi di Regeneron (REGN-COV2). Si tratta di un cocktail sperimentale di anticorpi prodotto dalla Pharmaceuticals Inc. in laboratorio. In più il presidente degli Stati Uniti ha assunto un’aspirina al giorno da quando si è saputo del suo contagio, insieme a zinco, melatonina, vitamina D e famotidine (il farmaco generico per il bruciore di stomaco).

Il tutto è stato riassunto da Sean P. Conley, medico personale di Trump, in una lettera rilanciata anche dal ‘New York Times’. Il dottore ha sottolineato che l’infusione di Regeneron è avvenuta “senza incidenti“.

La cura anti-ebola: Trump ha problemi respiratori?

Alcuni motivi di apprensione nascono dal fatto che i medicinali assunti da Trump, sebbene ampiamente disponibili e già individuati come possibile trattamento anti Coronavirus, ancora non sono stati dimostrati come una valida risposta al contagio.

In più Sean P. Conley ha reso noto che i medici del Walter Reed National Medical Center di Washington (dove Trump è ricoverato) hanno deciso di sottoporlo a una terapia di Remdesivir. Quest’ultimo è un rimedio antivirale utilizzato soprattutto per combattere l’ebola, ma che è indicato per pazienti in condizioni medio-gravi e alle prese con difficoltà respiratorie. Conley ha spiegato che Trump non ha bisogno di ossigeno, ma certo il ricorso a quest’ultima terapia non può che creare allarme per le sue effettive condizioni. Con tutto ciò che un quadro clinico più grave del previsto potrebbe determinare per la corsa alla Casa Bianca.

Marco Enzo Venturini

Giornalista pubblicista dal 2018, entrare nell'albo è stato contemporaneamente un traguardo e una nuova partenza di una rincorsa iniziata sei anni prima scrivendo per diverse realtà editoriali sul suolo nazionale. O forse già quando, a cinque anni, il mio gioco preferito era una vecchia macchina da scrivere di famiglia. Appassionato di politica, geografia, cinema e sport, oltre che della lingua italiana: mi piace provare a scrivere ciò che vorrei leggere.

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