Continua il clima di altissima tensione tra Taiwan e Cina. Gli aerei e le navi da guerra di quest’ultima, infatti, hanno attraversato la ‘linea mediana’ dello Stretto di Taiwan nel secondo giorno di esercitazioni militari su vasta scala in risposta alla visita a Taipei della presidente della Camera degli Usa, Nancy Pelosi.
A inquadrare la situazione è il ministero della Difesa di Taipei, secondo cui “sono stati individuati vari aerei e navi dell’Esercito popolare di liberazione che partecipano alle manovre intorno allo Stretto di Taiwan e hanno superato la linea mediana“. L’isola rappresenta il più grosso e importante centro di uno Stato de facto, che però il Consiglio di sicurezza dell’ONU non riconosce come tale. Né tantomeno la Cina, per cui è una “provincia ribelle“.
Dopo il viaggio di Nancy Pelosi, tuttavia, la tensione è cresciuta sopra i livelli di guardia. “Taiwan non sarà l’ultimo tassello del sogno di espansionismo cinese. La comunità internazionale e i Paesi della regione stiano attenti a quello che la Cina sta cercando di fare. Tanto più che qui si ritrova la fabbrica mondiale dei chip, strategica per tutto il Pianeta. Noi abbiamo le chiavi per lo sviluppo economico, in particolare nel settore dell’high tech“, ha affermato in un’intervista alla ‘BBC’ il locale ministro degli Esteri, Joseph Wu.
Lettura ben diversa è quella che dà Pechino. Qui si afferma infatti che la vicenda di Taiwan “non è una questione democratica, ma una questione di principio importante sulla sovranità e l’integrità territoriale della Cina“. Si aggiunge, in più, che l’attuale situazione “è stata interamente causata da Pelosi e dai politici americani“. E sulla situazione, già complicata di per sé, si aggiunge nel frattempo l’intervento della Russia.
Il Cremlino ha infatti deciso di appoggiare Pechino, affermando che “provocazioni” come la visita di Nancy Pelosi a Taiwan, “non avvengono senza conseguenze“. E Mosca ha parlato chiaro: “La Cina sta adottando legittimamente un’azione per proteggere la sua sovranità“. Intanto Nancy Pelosi ha visitato Antony Blinken, segretario di Stato degli Usa, che ha parlato di “escalation significativa” da parte di Pechino. Dove, invece, si è interpretato il tutto come “clamorosamente provocatorio“. In una situazione che si fa sempre più minacciosa non solo per i Paesi interessati, ma per il mondo intero.
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