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Striscia di Gaza, terminata la prima fase della tregua. Israele vuole prorogarla, Hamas no

Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha chiarito che l’estensione della prima fase non è accettabile, accusando Israele di sfruttare la situazione a proprio favore

La situazione nella Striscia di Gaza è attualmente caratterizzata da un clima di grande tensione, poiché la prima fase del cessate il fuoco, avviata per facilitare lo scambio di ostaggi e prigionieri, è ufficialmente scaduta. Questo accordo ha consentito la liberazione di alcuni ostaggi israeliani e di centinaia di prigionieri palestinesi, rappresentando un’opportunità per allentare le tensioni tra Israele e Hamas. Tuttavia, le divergenze tra le due parti si sono amplificate, portando a una situazione di stallo.

Le proposte di Israele

Israele, con il supporto del governo degli Stati Uniti, ha manifestato la volontà di estendere la tregua. La proposta include:

  1. Un prolungamento temporaneo del cessate il fuoco in concomitanza con il mese sacro islamico del Ramadan e la Pasqua ebraica;
  2. Un significativo rilascio di ostaggi, sia vivi che deceduti;
  3. Un aumento degli aiuti umanitari a Gaza.

L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato il sostegno a questo piano, mirando a mantenere aperto il canale per ulteriori negoziazioni e monitorare la situazione sul campo.

Il rifiuto di Hamas

Dall’altro lato, Hamas ha respinto la proposta israeliana, insistendo per passare alla seconda fase dell’accordo. Il gruppo militante richiede:

  1. Un ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza;
  2. La cessazione definitiva delle ostilità.

Hamas considera queste richieste fondamentali per garantire la sicurezza dei propri cittadini e stabilire un clima di fiducia per una risoluzione duratura del conflitto. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha chiarito che l’estensione della prima fase non è accettabile, accusando Israele di sfruttare la situazione a proprio favore.

La situazione umanitaria

La situazione è ulteriormente complicata dalla decisione di Israele di sospendere l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Netanyahu ha giustificato questa misura come necessaria dopo il rifiuto di Hamas di accettare il piano di negoziato. Questa chiusura colpisce duramente la popolazione civile, già in difficoltà a causa del conflitto prolungato. Secondo le stime, oltre due milioni di persone sono attualmente in difficoltà, con carenze di cibo, acqua e medicinali che raggiungono livelli critici.

Hamas ha denunciato questa azione come una violazione dell’accordo e un crimine di guerra, invitando la comunità internazionale a intervenire per fermare le misure punitive israeliane. L’appello mette in evidenza il rischio di un’ulteriore escalation della crisi umanitaria, che potrebbe avere ripercussioni oltre i confini della Striscia.

Prospettive Future

Il futuro della tregua e del processo di pace appare incerto. Israele ha annunciato l’intenzione di richiamare 400.000 riservisti, un gesto che indica la preparazione a un possibile prolungamento delle operazioni militari. Le posizioni di Israele e Hamas rimangono distanti, e le possibilità di un accordo duraturo sembrano sempre più elusive.

In questo contesto, la comunità internazionale è chiamata a svolgere un ruolo cruciale, non solo per mediare tra le parti, ma anche per garantire che le necessità umanitarie siano soddisfatte e che la pace possa finalmente tornare a prevalere nella regione. La popolazione civile continua a soffrire le conseguenze di un conflitto che sembra non avere fine, e l’urgenza di una soluzione è più che mai evidente.

Redazione

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