È passata appena una settimana dalla fine del lockdown a Shanghai, eppure alcuni cittadini si stanno già preparando a dire “arrivederci” alla ritrovata libertà. Il governo della metropoli cinese, infatti, ha annunciato che sabato 11 giugno il distretto di Minhang, dove vivono 2,7 milioni di persone, sarà chiuso per permettere lo svolgimento di nuovi test di massa.
Non si tratta di un vero e proprio passo indietro, più che altro perché il tanto atteso “liberi tutti” non c’è mai stato. È vero, mercoledì primo luglio sono state rimosse la maggior parte della restrizioni, ma solo per i cittadini residenti nelle aree a basso rischio. Inoltre, i ristoranti non sono stati autorizzati a riaprire e i negozi si sono dovuti “accontentare” di operare al 75% della capienza normale. Per non parlare dell’uso dei trasporti urbani, limitato dalla necessità di doversi sottoporre a un tampone ogni 72 ore prima di salire su un autobus o sulla metropolitana.
Le autorità di Shanghai hanno chiarito che il lockdown del distretto di Minhang finirà non appena tutti i residenti avranno effettuato il tampone. Non è chiaro quali contromisure potrebbe essere prese in caso di eventuali positività al Covid-19. È però possibile che, come già avvenuto più volte nel corso degli ultimi mesi, potrebbe verificarsi l’isolamento di chi ha contratto il coronavirus Sars-CoV-2 e dei suoi contatti stretti, come previsto dalla politica zero-Covid promossa dalla Cina. Interi condomini e complessi residenziali hanno dovuto affrontare dei periodi di isolamento proprio a causa di questo approccio che non prevede mezze misure.
Nelle ultime 24 ore si sono verificati nove contagi da coronavirus a Shanghai, nessuno dei quali è avvenuto nel distretto di Minhang. Sui social cinesi, la notizia del lockdown è stata accolta con una certa preoccupazione e ha portato molti utenti a temere un eventuale prolungamento delle restrizioni nel caso in cui dovessero emergere delle positività.
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