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La Russia è pronta ad attaccare l’Ucraina, secondo l’intelligence Usa

La Russia starebbe pianificando l’invio di 175mila soldati in Ucraina per un’offensiva militare che potrebbe partire agli inizi del 2022. Lo rivelano fonti anonime dell’intelligence Usa all’Associated Press, che in questo articolo rivela altri dettagli sulle presunte intenzioni del Cremlino.

Intanto, il presidente americano, Joe Biden, ha promesso che renderà “molto, molto difficile” un’eventuale attacco russo all’Ucraina, dove la situazione è particolarmente tesa (qui ripercorriamo le origini e gli sviluppi della vicenda).

L’offensiva sarebbe dunque la risposta di Mosca ai tentennamenti della Casa Bianca, alla quale era stato chiesto di fare da garante per evitare l’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza della Nato. Gli 007 Usa affermano che il piano militare russo riguarderebbe il 100esimo battaglione, oltre ai reparti corazzati e all’artiglieria.

La propaganda russa contro Ucraina e Nato

Circa la metà dei 175mila soldati di Mosca pronti alla partenza fanno già parte delle truppe di stanza al confine ucraino. L’intelligence di Washington ha poi evidenziato un aumento della propaganda della Russia per “denigrare” sia l’Ucraina sia la Nato, anticipando così la possibile invasone.

Parlando con i cronisti a Camp David, Biden ha ribadito i suoi timori per le continue provocazioni del Cremlino. “Siamo stati a lungo a conoscenza delle azioni della Russia e la mia previsione è che con Putin dovremo affrontare una lunga discussione.

In caso di invasione, comunque, l’Ucraina potrebbe far valere le proprie ragioni. Come scrive l’Ap, infatti, l’esercito di Kiev è molto più equipaggiato rispetto agli anni scorsi. Bisogna poi considerare l’altra faccia della medaglia: le eventuali sanzioni dell’Occidente, che sarebbe un serio danno per l’economia di Mosca.

Usa pronti a neutralizzare le azioni della Russia

L’inquilino della Casa Bianca ha poi annunciato nuove iniziative da parte degli Usa per neutralizzare la minaccia di un’aggressione russa. Ancora ieri, venerdì, il Cremlino ha chiesto maggiori garanzie per evitare l’espansione della Nato in Ucraina. Ma Biden ha tirato dritto: “Non accetto ultimatum da nessuno”.

Nel frattempo, alcuni ufficiali ucraini temono che l’invasione Russia possa avvenire già nelle prossime settimane. Il ministro della Difesa di Kiev, Oleksii Reznikov, ha infatti detto al Parlamento che i militari dei contingenti russi presenti al confine con l’Ucraina e con la Crimea sono già 94.300.

Reznikov ha poi ammonito che “un’escalation su larga scala” potrebbe arrivare già a gennaio. Secondo un report non classificato dell’intelligence Usa – ottenuto sia dall’Ap sia dal Washington Post – il numero di soldati di stanza ai confini con l’Ucraina si aggira attorno a quota 70mila.

Il risiko dei colloqui Washington-Mosca-Kiev

Intanto, la Casa Bianca e il Cremlino tentano di instaurare un dialogo. Yuri Ushakov, consigliere per gli Affari esteri di Vladimir Putin, ha dichiarato alla stampa che nei prossimi giorni si terrà un colloquio fra il presidente russo e l’omologo americano.

Mosca ha detto che c’è già anche un accordo sulla data del tavolo Russia-Usa, ma per il momento non è stata resa nota. Più cauta invece Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, secondo la quale l’Amministrazione Biden sta valutando la possibilità di confrontarsi con quella russa.

Il riserbo è forse legato alla particolare instabilità della situazione. Il rischio, infatti, è che si riveli un nulla di fatto come il confronto con Xi Jinping sulla questione di Taiwan. Fonti di Kiev, infine, parlano anche del tentativo di pianificare una telefonata fra Biden e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. Ma, anche in questo caso, è l’incertezza a farla a padrona.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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