Il Padiglione Italia punta a valorizzare il connubio tra naturale e artificiale, rafforzando così la circolarità dell’architettura. È in quest’ottica che si inserisce la scelta di arricchire la struttura con quasi duecento specie vegetali provenienti dalla Penisola. Sono stati il co-progettista Italo Rota, la ricercatrice del Centro Nazionale delle Ricerche Silvia Fineschi e dall’agronomo Flavio Pollano, progettista esecutivo e direttore specialistico dei lavori per gli allestimenti verdi del Padiglione, a svelare questa biodiversità.
Gli spazi verdi evidenziano come il paesaggio mediterraneo sia parte integrante della bellezza dell’Italia, ma non solo. Rappresentano anche un importante test di adattamento per rivelare dati e informazioni preziose. Grazie ai sensori “brioristor”, che saranno installati dall’Istituto dei Materiali del Cnr di Parma, sarà possibile, per esempio, monitorare in tempo reale e in vivo variazioni quali-quantitative degli ioni nella linfa delle piante e rilevare in anticipo eventuali stati di stress idrico.
Il complesso verde del Padiglione Italia si compone di due ambiti. Il primo è quello legato alla funzione produttiva, declinata nei botanical gardens attraverso un sistema di piante riconducibili in senso lato all’agricoltura e al servizio dell’uomo. Il secondo, invece, è legato alla funzione ecologica paesistica ed è raccontato sulla cupola della torre del Belvedere con un campione di macchia mediterranea.
Il Padiglione Italia si trova a metà strada tra le aree tematiche dedicate all’Opportunità e alla Sostenibilità. Nelle sue vicinanze ci sono gli spazi espositivi di India, Germania, Arabia Saudita, Giappone e Stati Uniti. Progettata da Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M Ingegneria, la struttura può contare su un’architettura innovativa. Gli architetti spiegano di aver puntato a “realizzare uno spazio rappresentativo del miglior ingegno italiano“. L’obiettivo è offrire “un’esperienza memorabile ai visitatori, facendo vedere al mondo competenze, talenti e ingegni multidisciplinari che possono diventare promotori di nuove opportunità formative, professionali e imprenditoriali”.
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