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Marina Ovsyannikova, cosa rischia la giornalista russa che ha sfidato la censura

In Russia le maglie della censura sono strette e severe sono le pene per chi decide di smarcarsi dalla propaganda del Cremlino e raccontare la verità sull’invasione dell’Ucraina. Ciononostante c’è chi, come la giornalista di Channel One Marina Ovsyannikova, ha deciso di sfidare apertamente il regime di Vladimir Putin.

La vicenda è nota. Durante l’edizione serale del 14 marzo del telegiornale Vremya, Ovsyannikova fa irruzione nello studio e, alle spalle della conduttrice Ekaterina Andreeva, esibisce un cartello contro la guerra: “Fermate la guerra. Non credete alla propaganda, qui vi stanno mentendo”. Pochi secondi, poi la regia lancia un servizio e interrompe il collegamento dallo studio. Tanto basta, però, a far diventare quest’eroica iniziativa virale sul web, aggirando perfino il tentativo dell’emittente statale di cancellare ogni traccia di quanto accaduto bloccando il download delle repliche del tg dal servizio di streaming online della rete.

Marina Ovsyannikova, avviata un’indagine su di lei: rischia fino a 15 anni

Per alcune ore tutto il mondo si è interrogato su che fine abbia fatto la coraggiosa giornalista russa e a quali rischi andrà incontro. Subito dopo la sua irruzione in diretta, infatti, la polizia l’ha arrestata su ordine del Ministero degli Interni di Mosca trattenendola in custodia. Inizialmente, nemmeno i suoi legali riuscivano a prendere contatto con lei.

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Nel primo pomeriggio Ovsyannikova è riapparsa in una foto scattata all’interno di un’aula di tribunale. La cronista è comparsa davanti alla corte distrettuale di Ostankino per un procedimento amministrativo che si è concluso con una multa di 30mila rubli, del tutto slegato però dai fatti del giorno prima. Prima del suo arresto, la donna aveva infatti pubblicato su Telegram un video pre-registrato in cui dice di vergognarsi di lavorare “per la propaganda del Cremlino”. Ovsyannikova aveva poi ricordato, sempre via social, che l’articolo 29 della costituzione russa garantisce la libertà di pensiero ed espressione.

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Come riporta la Tass, la Commissione d’inchiesta russa ha già avviato un’indagine preliminare sulle azioni di Marina Ovsyannikova in tv. Citando una fonte investigativa, l’agenzia di stampa riferisce che l’indagine verte su una presunta violazione dell’articolo 207.3 del codice penale, il quale punisce la diffusione di false informazioni e il vilipendio delle forze armate della Federazione Russa.

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Classe 1978, nata ad Odessa da madre russa e padre ucraino, la giornalista rischia ora una detenzione molto lunga. Com’è noto, infatti, il parlamento di Mosca ha di recente inasprito le pene – con condanne fino a 15 anni di carcere – per coloro che parlano di “guerra” o “invasione” e non di “operazione militare speciale” russa in Ucraina. Circostanza, questa, che ha spinto molti media internazionali ad abbandonare il Paese.

Foto Telegram | Marina Ovsyannikova

Quello di Marina Ovsyannikova, comunque, non è l’unico caso di dissenso registrato nel quarto potere russo. In queste settimane, almeno venti giornalisti dell’emittente statale RT si sono infatti dimessi in aperta polemica contro la guerra scatenata da Putin in Ucraina. E aumentano le proteste anche nel Paese, dove dall’inizio del conflitto la polizia ha fermato almeno 15mila persone secondo l’organizzazione Ovd-Info.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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