La Francia vieta l’abaya nelle scuole: come si comportano gli altri Paesi con gli abiti tradizionali islamici?

Il tradizionale abito islamico non potrà essere utilizzato nelle scuole francesi, in nome della laicità: ma come funziona altrove?

Immagine | Unsplash @Op1 - Newsby.it
Newsby Gianluca Pirovano 29 Agosto 2023

In Francia l’abaya è stato vietato a scuola. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione Gabriel Attal domenica 27 agosto durante una intervista al notiziario del canale TF1. Non di certo una sorpresa: l’abito tradizionale islamico, una lunga tunica, è soltanto l’ultimo degli indumenti inseriti dallo Stato francese tra quelli non graditi nelle classi del Paese. “La scuola della Repubblica è stata costruita attorno a valori forti, in particolare alla laicità. La laicità è una libertà, non un vincolo. Non bisogna poter determinare la religione di uno studente entrando in una classe“, ha evidenziato il ministro annunciando la nuova misura.

Francia, niente abaya nelle scuole in nome della laicità

Come detto, l’abaya è l’ultimo di una lunga lista di indumenti esclusi dalle scuole francesi. La Francia prende, infatti, molto seriamente il tema della laicità a scuola. La legge n.28 del 15 marzo 2004 sull’applicazione del principio di laicità nelle scuole pubbliche, preceduta a suo tempo da un acceso dibattito,  vieta in aula “segni o abbigliamenti attraverso i quali gli alunni manifestino palesemente un’appartenenza religiosa“. Così, dopo la battaglia al burqa, ora si è aggiunta quella all’abaya. Il portavoce del Governo, Olivier Veran, ha spiegato a Bfmtv che l’abaya è un “abito chiaramente religioso” ma che Parigi l’aveva finora tollerato. Tuttavia, “non si va a scuola per fare proselitismo religioso ma per imparare“.

Una ragazza con il velo
Immagine | Unsplash @Kilarov Zaneit – Newsby.it

Parole che, come spesso accade in Francia, sono destinate a far discutere. Sul tema, per esempio, si è già espresso Jean-Luc Melenchon, leader della sinistra transalpina. Per lui le parole pronunciate da Veran servono solo a “polarizzare ulteriormente lo scontro politico e dare il via a un’assurda guerra di religione“. A far discutere, inoltre, è il fatto che l’abaya, molto diffusa nel Maghreb e nei Paesi del Golfo, non è un indumento direttamente legato alla religione musulmana, ma alla cultura di quei territori.

I divieti negli altri Paesi

Quanto accade in Francia è sicuramente un unicum a livello europeo. La scelta della Francia di vietare ogni tipo di indumento o riferimento religioso nelle scuole, nonostante gli anni che passano, continua a far discutere. Per molti, infatti, si tratta di una limitazione della libertà individuale e di espressione. Chi difende, invece, le misure, lo fa facendo perno sul tema della laicità, centrale nella storia politica francese. Ma altrove come funziona? Come detto, nessuno Stato europeo si avvicina come limitazioni a quello francese. In alcuni Paesi, però, qualche divieto sussiste. Stiamo parlando, di fatto, del divieto di indossare il velo integrale, di dissumulare, cioè, il proprio volto in luoghi pubblici. È vietato farlo in Svizzera, in Austria, in Belgio, in Bulgaria e in Danimarca.

In Germania è vietato per i funzionari pubblici e i militari, ma non nello spazio pubblico anche se la legge obbliga le persone a mostrare il viso in caso di controllo di identità. Alcuni Länder lo hanno però esplicitamente vietato nel quadro della pubblica istruzione. Nei Paesi Bassi, invece, è vietato a scuola, nelle istituzioni, negli ospedali e sui trasporti pubblici. A scuola vige il divieto anche in Norvegia.

Discorso diverso, infine, per l’Italia. Non esistono limitazioni a livello statale, ma soltanto a livello regionale. È vietato in Lombardia e in Veneto.

Impostazioni privacy