Il ponte di Crimea è stato nuovamente danneggiato: l’importanza strategica della struttura

Collega la penisola all’Ucraina e per la Russia ha una grande rilevanza dal punto di vista logistico. Era già stato reso inagibile l’8 ottobre 2022

Foto | EPA/Stringer
Newsby Alessandro Bolzani 17 Luglio 2023

Da millenni i ponti svolgono un ruolo di primo piano nell’ambito delle guerre. Chi li controlla può cambiare il corso del conflitto, impedendo il passaggio al nemico e costringendolo a cercare delle vie traverse per portare avanti i suoi attacchi o ricevere rifornimenti. Per raggiungere dei risultati simili, le infrastrutture in questione possono anche essere danneggiate in modo intenzionale da uno dei due schieramenti. È proprio quel che è avvenuto l’8 ottobre 2022, quando l’esercito ucraino ha causato gravi danni al ponte di Kerch, che collega la Crimea a Kiev, tramite dell’esplosivo trasportato da un camion bomba. Una detonazione calcolata a regola d’arte per interrompere la logistica dei russi e ottenere un vantaggio strategico importante. Alle 3:04 e alle 3:20 del 17 luglio 2023, si sarebbero verificate altre due esplosioni sul ponte, che era tornato agibile da pochi mesi.

Il primo attacco al ponte di Crimea

L’Ucraina si è assunta la responsabilità dell’esplosione dell’8 ottobre 2022 solo all’inizio di luglio 2023. Per mesi, infatti, Kiev aveva respinto ogni accusa. La verità è stata divulgata da Hanna Maljar, vice ministra della Difesa dell’Ucraina, che in occasione del 500esimo giorno dall’inizio dell’invasione russa ha pubblicato un elenco delle azioni più importanti svolte dall’esercito di Kiev. Tra queste c’è anche l’attacco al ponte di Kerch.

I danni al ponte di Kerch
Foto | EPA/RUSSIAN INVESTIGATIVE COMMITEE

Nel documento, infatti, si legge quanto segue: “273 giorni da quando è stato effettuato il primo attacco sul ponte di Crimea per interrompere la logistica dei russi”. L’ammissione ha spinto Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, a definire Kiev “un regime terrorista”.

Le esplosioni del 17 luglio

Per quanto riguarda le detonazioni del 17 luglio, Mosca ha di nuovo puntato il dito verso l’Ucraina. “Il regime terroristico di Kiev ha commesso un nuovo crimine: ha attaccato il ponte di Crimea”, ha denunciato su Telegram Vladimir Andreevič Konstantinov, il presidente del Consiglio di Stato della Repubblica di Crimea. “Kiev non poteva non sapere che la strada è esclusivamente a uso civile. Ma questo non ha mai fermato i terroristi”, ha aggiunto. Secondo quanto riportato dai media russi e ucraini, le nuove esplosioni avvenute sul ponte di Crimea avrebbero provocato almeno due morti e danneggiato parte dell’infrastruttura. Il ministero dei Trasporti russo ha riferito che il ponte ha subito danni alle sue campate e sta venendo ispezionato da dei funzionari. Anche se il dicastero non ha quantificato i danni, sui video pubblicati su Telegram da media e blogger russi e filorussi si notano una parte della struttura crollata e un veicolo danneggiato.

In base a quanto dichiarato da Vyacheslav Gladkov, il governatore di Belgorod, a morire sul ponte sarebbe stata una coppia che viaggiava in auto. La figlia, anche lei a bordo della vettura, sarebbe rimasta ferita in seguito alle esplosioni. Nelle prime ore del mattino, i media russi, senza confermare l’attacco, hanno annunciato lo stop al traffico sul ponte per una “emergenza”. Su Telegram, Veniamin Kondratiev, il governatore di Krasnodar, ha annunciato la formazione di un centro di crisi per coordinare i servizi di emergenza e soccorrere coloro che sono rimasti bloccati nel traffico nei pressi del ponte.

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