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Gas, quali sono le rotte alternative ora che la fornitura dalla Russia si è interrotta?

L’Unione europea ne ha individuate quattro e ha già messo in atto da tempo delle misure per garantire l’approvvigionamento di gas ai vari Paesi

L’interruzione del transito di gas russo attraverso l’Ucraina, avvenuta il 1 gennaio 2025, ha rappresentato un momento cruciale per l’Unione Europea, che da tempo si preparava a tale eventualità. Secondo la Commissione europea, questa situazione era “prevista” e il blocco ha lavorato in modo proattivo per garantire che ci fossero rotte alternative pronte a sostituire le forniture ai paesi più colpiti. Le dichiarazioni delle fonti comunitarie evidenziano come l’Unione avesse già messo in atto misure per affrontare questa crisi energetica, sviluppando la propria infrastruttura e diversificando le fonti di approvvigionamento.

L’impegno dell’Europa per ridurre la dipendenza dal gas russo

Negli ultimi anni, l’Europa ha intensificato i suoi sforzi per ridurre la dipendenza dal gas russo. Ciò è stato possibile grazie all’espansione delle capacità di importazione di gas naturale liquefatto (GNL), che ha visto un aumento significativo dopo il 2022. Le nuove infrastrutture consentono ora una maggiore flessibilità nel trasporto di gas, permettendo di convogliare forniture da diverse fonti attraverso rotte alternative. La Commissione europea ha sottolineato che, sebbene l’impatto dell’interruzione del flusso di gas russo sia significativo, esso sarà limitato sia in termini di volume che di portata, grazie alle misure preparatorie attuate.

Le principali rotte alternative per l’approvvigionamento

Le rotte alternative attraverso cui l’UE intende garantire le forniture di gas comprendono quattro principali direttrici: Germania, Italia, Polonia e Grecia, con un importante supporto dalla Turchia. Queste rotte non solo sosterranno i paesi che attualmente ricevono gas russo, ma contribuiranno anche a rifornire l’Ucraina, un aspetto cruciale per la stabilità della regione.

La rotta tedesca: un hub fondamentale per il gas in Europa

La prima rotta alternativa è quella che passa attraverso la Germania. Grazie a una recente e significativa espansione dei terminali GNL e delle importazioni di gas tramite gasdotti provenienti da Norvegia, Paesi Bassi e Belgio, la Germania si è affermata come un hub fondamentale per il gas in Europa. I volumi possono essere successivamente distribuiti in Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia attraverso le infrastrutture esistenti, aumentando così la sicurezza energetica di questi paesi.

La rotta polacca: accesso al gas norvegese e GNL

La seconda rotta prevede l’accesso al gas norvegese e al GNL proveniente dagli Stati Uniti e dall’Ucraina, facilitato dall’interconnessione tra Polonia e Slovacchia. Da qui, il gas può essere ulteriormente distribuito verso Repubblica Ceca, Austria, Ungheria e Ucraina, consentendo un flusso continuo di forniture.

La rotta italiana: approvvigionamento costante

La terza alternativa prevede il trasporto di gas dall’Italia all’Austria, e successivamente verso Slovacchia e Slovenia. Questa rotta sfrutta le attuali capacità infrastrutturali, garantendo un approvvigionamento costante e affidabile per i paesi coinvolti.

La rotta transbalcanica: un impatto positivo sulle forniture

Infine, la rotta transbalcanica si propone di trasportare gas dalla Grecia, dalla Turchia e dalla Romania verso il nord dell’Europa.

Un gasdotto | Photo by Bob1960evens licensed under CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/) – Newsby.it

Questa rotta non solo rifornirà i paesi dell’Europa centrale e orientale, ma avrà anche un impatto positivo sulle forniture destinate all’Ucraina e alla Moldavia. Le interconnessioni esistenti tra Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Moldavia, Ucraina e Slovacchia giocano un ruolo cruciale in questo contesto, permettendo un flusso di gas più efficiente e diversificato.

La transizione energetica dell’Unione Europea

L’adeguamento delle rotte di approvvigionamento è stato accompagnato da un aumento dell’uso delle energie rinnovabili e da iniziative per migliorare l’efficienza energetica. Questo approccio strategico non solo mira a garantire la sicurezza energetica dell’UE, ma anche a promuovere una transizione energetica più sostenibile nel lungo termine.

Le sfide per i Paesi dipendenti dal gas russo

Tuttavia, la situazione attuale rimane complessa. I Paesi che continuano a dipendere dal gas russo, come Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Slovenia, Austria e Slovacchia, si trovano ad affrontare sfide significative. In particolare, Slovacchia e Austria sono tra i più colpiti, dato che circa il 60% della loro domanda proviene dalla Russia. La capacità dell’Unione Europea di affrontare questa crisi dipenderà dalla rapidità e dall’efficacia con cui saranno implementate le rotte alternative e dalle strategie adottate per diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento.

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Redazione

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