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MONDO

Un’altra ex dipendente è pronta a testimoniare contro Facebook

Dopo le dichiarazioni di Frances Haugen, ex manager di Facebook, adesso un’altra ex dipendente sarebbe pronta a testimoniare contro il colosso di Menlo Park. Sophie Zang, infatti, ha detto di sentirsi come se avesse “le mani sporche di sangue” dopo aver lavorato per l’azienda. Quindi, ha detto alla CNN che sarebbe disposta a testimoniare davanti al Congresso contro il suo ex datore di lavoro. Inoltre, ha aggiunto di aver passato la documentazione sulla società alla polizia degli Stati Uniti.

Un’altra whisteblower pronta a testimoniare contro Facebook: ecco perché

Zhang ha lavorato come data scientist per Facebook per quasi tre anni. A rivelarlo lei stessa in un lungo memorandum scritto dopo essere stata licenziata dall’azienda l’anno scorso. Qui ha spiegato come abbia sempre creduto che il social media non stesse facendo abbastanza per affrontare l’odio e la disinformazione in rete, in particolare nei Paesi piccoli e in quelli in via di sviluppo. Le parole di Zhang sono state riportate per la prima volta da BuzzFeed News e il seguito anche dal Guardian.

Ho fornito una documentazione dettagliata riguardante potenziali violazioni criminali a un’agenzia di polizia degli Stati Uniti. L’indagine è ancora in corso” ha scritto Zhang su Twitter domenica, 10 ottobre. “L’FBI generalmente non conferma, nega o commenta in nessun modo le informazioni che riceve dalle persone” ha spiegato un portavoce dell’FBI.

Come detto, Zhang accusa Facebook di non fare abbastanza contro l’odio e la disinformazione presenti sulla piattaforma. Un portavoce dell’azienda di Menlo Park, però, ha respinto questa accusa lunedì, 11 ottobre, dicendo che la società ha investito miliardi in sicurezza negli ultimi anni.

Dal 2017 abbiamo abbattuto più di 150 reti che cercavano di manipolare il dibattito pubblico. Questi hanno avuto origine in oltre 50 Paesi, per la maggior parte fuori dagli Stati Uniti. Il nostro track record dimostra che reprimiamo gli abusi dall’estero con la stessa intensità che applichiamo negli USA” ha spiegato il portavoce di Facebook.

 

Redazione

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