Si complica la situazione in Cina: mentre a Pechino chiudono sempre più attività e comunità residenziali per prevenire nuovi casi di Covid, a Shanghai i cittadini sono sempre più frustrati dopo un mese di lockdown generalizzato. Alcuni di loro hanno protestato sbattendo pentole e padelle. Reuters ha chiesto all’amministrazione di Shanghai un commento sull’accaduto, senza ricevere alcuna risposta.
Nella capitale della Cina, le autorità stanno intensificando le attività di tracciamento dei contagi. L’obiettivo è individuare tempestivamente eventuali positivi e isolare le persone con cui sono entrati in contatto di recente. Joanna Szklarska, una donna polacca di 51 anni, ha raccontato a Reuters di essere stata mandata in un hotel per affrontare la quarantena, ma di essersene andata dopo aver scoperto che avrebbe dovuto condividere la stanza, in cui c’era un solo letto, con la sua vicina. Le autorità le hanno concesso di tornare a casa, ma hanno collegato un allarme alla sua porta d’ingresso, impedendole di fatto di lasciare l’abitazione. In un secondo momento le è stato chiesto di ritornare all’hotel, dove si era resa disponibile una stanza che non avrebbe dovuto condividere con nessun altro. “Qui nulla ha senso”, ha dichiarato la donna parlando al telefono con la redazione di Reuters.
Nel corso di una conferenza stampa, le autorità sanitarie cinesi non hanno risposto a domande riguardanti la possibile implementazione di un lockdown a Pechino e le circostanze che potrebbero portare ad approvare una simile misura. Oggi, venerdì 29 aprile, è iniziato il terzo giro di tamponi nel distretto di Chaoyang, il primo in cui sono iniziati i test di massa. Nella maggior parte degli altri distretti questa fase inizierà domani. Le autorità hanno chiuso vari isolati, impedendo ai residenti di abbandonarli. È stato anche vietato l’accesso ad alcune spa, palestre e librerie. Anche vari cinema e almeno due centri commerciali risultano chiusi al pubblico.
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