MONDO

Covid, i media italiani e britannici sbagliano sulla Nuova Zelanda

Dopo aver registrato il primo caso di Covid-19 degli ultimi sei mesi, il governo di Jacinda Ardern ha annunciato il 17 agosto un nuovo lockdown di tre giorni in tutta la Nuova Zelanda. I contagi, tuttavia, hanno continuato a crescere, e dunque le misure restrittive sono state prolungate.

La Nuova Zelanda era stata ritenuta un punto di riferimento a livello mondiale per la sua efficace gestione della pandemia che, finora, ha causato la morte di 26 persone (su 2750 casi di Covid e una popolazione di 5 milioni di persone). La decisione del lockdown ha, tuttavia, portato al governo neozelandese numerose critiche, non solo dalle opposizioni, ma anche da parte della stampa britannica e italiana.

Nuova Zelanda: davvero troppi errori sul Covid?

La Nuova Zelanda ammette i propri errori”, “Troppi errori in Nuova Zelanda”, “Nuova Zelanda, un’isolata distopia”, “Cosa c’è dietro il fallimento sui vaccini in Nuova Zelanda”, alcuni titoli della stampa straniera e italiana. Come è stata possibile una simile débâcle nel giro di poche settimane?

Eppure, chi vive in Nuova Zelanda non pare d’accordo con questa visione “catastrofista”. Ad esempio Rossella Quaranta, giornalista italiana dal 2016 lavora in Nuova Zelanda, dove dirige il quotidiano The Newest Zealander.

La Nuova Zelanda non ha ammesso alcun errore”, spiega Quaranta. “Quello che il ministro incaricato della lotta contro il Covid-19, Chris Hipkins ha detto ieri è che la variante Delta ha cambiato le regole del gioco. Quindi le proiezioni che avevamo non sono più valide, e bisognerà rivedere la strategia. Strategia  conclude la giornalista – che finora ha funzionato: tanto che fino a una settimana fa non avevamo un solo caso di Covid in giro. E da agosto dell’anno scorso abbiamo vissuto una vita normale”.

Insomma, la Delta ha portato a un picco di contagi in tutto il mondo, non si vede perché le cose sarebbero dovute andare diversamente in Nuova Zelanda. Dove i numeri, restano comunque imparagonabili al resto del mondo.

La campagna vaccinale in Nuova Zelanda

In Nuova Zelanda solo il 20% della popolazione è completamente vaccinato, uno dei tassi più bassi del mondo sviluppato. Numeri che, in effetti, lasciano sorpresi. E che hanno portato sul governo numerose critiche da parte delle opposizioni.

Secondo Rossella Quaranta, però, è necessario fare due precisazioni. “Il tasso di vaccinazioni è basso, ma lo è a causa del fatto che non avevamo vaccini, quindi anche tecnicamente sarebbe stato impossibile vaccinare più persone. Ora che abbiamo i vaccini – conclude la giornalista – stiamo accelerando e ad oggi il 33 per cento della popolazione ha ricevuto almeno la prima dose”.

Probabilmente la decisione di puntare solo su Pfizer e la minor capacità contrattuale con le aziende farmaceutiche rispetto ad altre nazioni sono state la causa di questa lentezza negli approvvigionamenti.

Redazione

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