Come se non bastasse il continuo diffondersi della pandemia da coronavirus, un altro tragico evento rischia di mettere a repentaglio la salute di milioni di persone. Gli incendi che dal 4 aprile scorso divampano nel nord dell’Ucraina, sono arrivati vicino all’ex centrale nucleare Chernobyl, la stessa coinvolta nel più grande disastro nucleare di tutti i tempi.
ll rogo, presumibilmente di origine dolosa, si trova a pochi chilometri da dove venivano conservati i rifiuti dell’impianto. Le autorità russe affermano che l’incendio più ampio ha coperto una superficie di 34.000 ettari, e che un secondo più contenuto, si trova a solo un chilometro dall’ex impianto nucleare.
Kateryna Pavlova, a capo dell’agenzia statale ucraina sulla gestione delle zone di esclusione, ha dichiarato all’agenzia di stampa Associated Press che “non possono dire che l’incendio è contenuto“.
“Abbiamo lavorato tutta la notte, scavando i focolai intorno all’ex centrale nucleare per proteggerla dal fuoco“, ha aggiunto. Ancora oggi sono contrastanti le informazioni fornite dalle autorità locali, in quanto prima hanno riconosciuto il possibile pericolo, dovuto all’aumento delle radiazioni generato dalle fiamme, poi hanno assicurato la totale sicurezza dei residenti, sostenendo che il livello di radiazioni fosse nella norma.
Yaroslav Emelianenko, una guida turistica dell’ex centrale nucleare, ha affermato che se l’incendio dovesse travolgere la città di Pripyat, la più colpita dal disastro del 1986, potrebbe essere un vero disastro economico. Le visite turistiche alla centrale hanno fornito, durante gli anni, preziose entrate allo Stato ucraino, essendo ancora oggi importantissime testimonianze storiche. Nel 2019 Chernobyl ha ricevuto un numero record di 100 mila turisti, desiderosi di visitare il luogo del disastro e immedesimarsi nel terrore di quel momento vissuto da tutti gli abitanti.
Da quando Il 26 aprile 1986 il quarto reattore della centrale esplose, costringendo le autorità ad evacuare centinaia di migliaia di persone e un’area di 2.000 km2, non è più possibile vivere entro 30 km dalla sede dell’impianto.
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