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Capitol Hill, come hanno fatto i violenti a entrare in Campidoglio?

Dopo avere rivisto più volte quelle immagini che giungono da Washington, la domanda ora sorge spontanea: come è mai stato possibile che tutte quelle persone violente a Capitol Hill siano entrate dentro la sede della più antica democrazia mondiale?

Eppure la sicurezza del Campidoglio degli Stati Uniti inizia a isolati di distanza. Visto che alcune strade sono sigillate con barricate e posti di blocco. La Capitol Police è numerosa e ben equipaggiata, essendo composta da 2.000 agenti. Solitamente la polizia sorveglia gli ingressi dei parlamentari e del personale su ogni facciata dell’edificio, in attesa con i loro veicoli e con le armi pronte. Mentre altri pattugliano i suoi confini in bicicletta. Un anno dopo l’11 settembre, la sicurezza è stata inoltre rafforzata in tutto l’edificio. Nel 2017, i funzionari hanno annunciato aggiornamenti di sicurezza al sistema di allarme sotterraneo. Ma allora che cosa è successo?

Capitol Hill: pochi agenti (e lassisti) senza tenuta antisommossa

La risposta al caos di mercoledì 6 gennaio 2021 (un giorno che entrerà purtroppo di diritto nella storia americana) sembra essere stata abbastanza discutibile. Prima di tutto, la polizia del Campidoglio non era armata in tenuta antisommossa, protetti soltanto da comuni barriere semimobili.

Christiaan Triebert, un giornalista del New York Times, ha raccolto su Twitter diversi video che mostrano i vari punti da cui i sostenitori di Trump superano le barriere della polizia che circondavano l’edificio. Nella maggior parte di questi, si vedono pochi agenti (quattro o cinque), mentre affrontano una folla piuttosto aggressiva di centinaia di persone. In altre zone la polizia era più numerosa e meglio equipaggiata. Ma alla fine gli aggressori sono riusciti a entrare. Oppure gli agenti, sopraffatti, hanno ceduto il passo.

Non è stata arrestata nessuna persona delle centinaia entrate in Campidoglio

Anche dopo l’ingresso dei sostenitori violenti di Trump nell’edificio, il comportamento della Capitol Police è stato criticato. Dopo aver messo in sicurezza deputati e senatori con il loro staff, infatti, gli agenti del Campidoglio sembrano essersi limitati per molto tempo a osservare gli aggressori mentre vagavano per l’edificio e in parte lo vandalizzavano. In un video circolato sui social media, un agente sembra addirittura accettare di farsi un selfie con uno di loro.

Non solo. Delle centinaia di persone che sono entrate nell’edificio non ne è stata arrestata praticamente nessuna. Anche quando alla fine le forze dell’ordine sono riuscite a sgomberare l’edificio, hanno fatto uscire gli occupanti liberamente. È probabile che la ragione dei mancati arresti sia da collegare al fatto che i poliziotti si trovavano ancora in inferiorità numerica e che si aspettassero di dover gestire una manifestazione, non di respingere un assalto violento.

Differenze di comportamento tra i fan di Trump e i manifestanti di Black Lives Matter

C’è da dire, però, che la manifestazione sarebbe stata grande e violenta era noto da tempo. Sui social media, i gruppi estremisti di destra hanno parlato di violenza per settimane, scambiandosi foto delle armi da fuoco che avrebbero portato con sé a Washington e consigli su come evitare i controlli della polizia. Mercoledì mattina Trump aveva tenuto un comizio davanti alla folla, in cui ancora una volta aveva detto che “non ci riprenderemo mai il nostro paese con la debolezza”.

È stata notata anche la differenza di comportamento della polizia tra la remissività mostrata contro i sostenitori di Trump a Capitol Hill e l’aggressività usata quest’estate contro i manifestanti di Black Lives Matter. Facendo largo uso di manganelli, idranti, proiettili di gomma e gas lacrimogeno.

Non ho idea di come abbiano potuto non essere pronti per quello che è successo oggi”, ha detto al New York Times Charles Ramsey, un ex capo della polizia di Washington. “Sono stati sopraffatti, non avevano le risorse. Non sono stati in grado di proteggere il Congresso. Questo non è okay”.

Lorenzo Grossi

Classe '89, appassionato sin da piccolo di sport e scrittura. Già da "pischello" scrivevo come collaboratore per alcune testate giornalistiche a cui ho man mano affiancato radio, agenzie di stampa, tv e quotidiani cartacei. Ora è il momento di newsby! Nel carnet anche una breve ma intensa carriera di direttore di gara di calcio a 11.

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