MONDO

Le atlete afghane sono salve ma il sogno delle Paralimpiadi è infranto

Le due atlete afghane Zakia Koudadadi e Nilofar Bayat non potranno più partecipare alle Paralimpiadi di Tokyo, ma sono salve. Dopo giorni di paura e un appello lanciato dal New York Times, le due atlete paralimpiche sono state evacuate da Kabul con le rispettive famiglie. La prima in volo verso l’Australia, la seconda verso la Spagna, cercheranno di rifarsi una vita e lasciarsi alle spalle gli orrori vissuti negli ultimi giorni.

Zakia e Nilofar sono salve, ma non parteciperanno alle Paralimpiadi

Partecipare alle Paralimpiadi era il sogno di entrambe, la massima aspirazione dopo anni di duro lavoro, ma l’arrivo dei talebani ha cambiato tutto, spazzando via nell’arco di pochi giorni gli allenamenti e i sacrifici di una vita. Forse non hanno avuto il lieto fine che meritavano, ma Zakia Koudadadi e Nilofar Bayat sono salve e volano verso la libertà. Potranno continuare ad allenarsi, a studiare, a sognare le Paralimpiadi, a differenza di migliaia di donne afghane, i cui diritti sono gravemente minacciati dal dominio del regime talebano.

Zakia Koudadadi: “Il sogno delle Paralimpiadi svanito nel nulla”

Zakia Koudadadi, lottatrice di taekwondo, sarebbe stata la prima donna dell’Afghanistan in gara alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Ma adesso che Kabul è caduta in mano ai talebani, il sogno di Zakia Koudadadi si è infranto e con il suo quelli di migliaia di donne afghane. “Mi trovo in una situazione paradossale. Da un lato, quattro anni di duro lavoro per raggiungere le Paralimpiadi. E d’un tratto, sembra tutto svanire nel nulla”, aveva raccontato a Vanity Fair, dopo che la sua storia era diventata un caso internazionale. L’Australia ha concesso un visto a lei e a un gruppo di altri sportivi, soprattutto donne, ora al sicuro e forse già in volo. La missione di salvataggio è stata coordinata da un gruppo di ex sportivi, tra cui l’ex olimpionica canadese e avvocato a Sydney Nikki Dryden, che ha raccolto i dossier degli atleti a rischio.

Nilofar Bayat e il marito in volo verso la Spagna

Ma Zakia Koudadadi non è la sola in questa disperata fuga verso la libertà. Anche Nilofar Bayat, giocatrice della nazionale afghana di basket su sedia a rotelle, e suo marito Ramish, anche lui atleta della stessa disciplina, possono finalmente respirare, dopo giorni di paura e incertezza. Evacuati dall’Afghanistan sotto la responsabilità della Spagna, la coppia ha accettato un’offerta per giocare in una squadra di Bilbao, il Bidaideak.

Sono molto contenta di essere qui, ma anche triste e arrabbiata per la situazione difficile in cui si trova il mio Paese“, ha affermato la giocatrice. “Negli ultimi giorni ho visto il pericolo e la sofferenza che comporta per le persone un governo dei Talebani“, ha aggiunto. “Chiediamo alle Nazioni Unite e agli altri Paesi di aiutare l’Afghanistan e non lasciarci soli. I Talebani sono gli stessi di 20 anni fa, e vediamo come questo sia un pericolo soprattutto per donne e bambine“. Questo l’ultimo e potente appello lanciato da Nilofar Bayat per il suo Paese.

Linda Pedraglio

Sono nata e cresciuta in un piccolo paese vicino al lago di Como, ma, fra studio e lavoro, ho avuto modo di vivere città diverse: l’Erasmus a Helsinki, gli anni dell’università a Milano, il corso di giornalismo a Firenze. Sogno una piccola casa sul lago, piena di libri, che sono il mio affaccio sul mondo, e un foglio bianco per raccontare quello che osservo. Il mio romanzo del cuore è Anna Karenina. Mi occupo principalmente di libri, arte e cultura.

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