MONDO

Afghanistan, i talebani annunciano la chiusura delle Ong che impiegano donne

In Afghanistan le donne possano continuano a essere escluse e penalizzate in nome di politiche oppressive, con effetti devastanti su tutta la società

Nell’Afghanistan governato dai talebani, i diritti delle donne subiscono un’ulteriore stretta. Dopo aver imposto il velo obbligatorio, vietato l’accesso all’istruzione oltre la prima media e limitato l’ingresso negli spazi pubblici, il regime annuncia un nuovo provvedimento: la chiusura di tutte le Ong nazionali e straniere che operano nel territorio che impiegano personale femminile. La decisione segna un ulteriore passo verso la cancellazione della partecipazione delle donne alla vita pubblica e lavorativa nel Paese.

Il provvedimento

Il Ministero dell’Economia di Kabul ha diffuso una lettera tramite la piattaforma X, nella quale avverte che “in caso di mancata collaborazione, tutte le attività di quell’istituzione saranno cancellate e anche la licenza di attività concessa dal ministero sarà annullata”.

Afghanistan | ANSA/BEHROUZ MEHRI/DC – Newsby.it

Il provvedimento si applica a tutte le attività di organizzazioni non controllate dai talebani, ribadendo il controllo ferreo del governo sulle attività non governative.

Un impatto devastante sulla società

Le conseguenze di questa decisione sono enormi, come evidenziato in una dichiarazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: “Queste decisioni hanno un impatto devastante su gran parte della popolazione e costituiscono un serio ostacolo per un Afghanistan unito, pacifico, prospero e inclusivo”. Il Consiglio ha condannato all’unanimità il divieto imposto alle donne di lavorare per le Nazioni Unite in Afghanistan, definendolo una violazione della Carta delle Nazioni Unite e dei diritti delle donne.

La Svizzera, membro del Consiglio di sicurezza, ha espresso preoccupazione per questa situazione allarmante. L’ambasciatrice svizzera alle Nazioni Unite, Pascale Baeriswyl, ha dichiarato l’8 marzo 2023: “Le donne e le ragazze devono avere accesso all’istruzione, al lavoro, alla politica e alla vita sociale ed economica. Difendiamo il diritto delle donne a partecipare a tutti i processi decisionali. Questo è essenziale per le esigenze umanitarie immediate, ma anche per lo sviluppo economico e sociale e per la costruzione di una pace duratura. Il lavoro delle donne afghane in molte Ong sul campo contribuisce in modo significativo al raggiungimento di questi obiettivi”.

Una minaccia per gli aiuti umanitari

Le Ong, che operano in contesti di emergenza umanitaria, vedono compromessa la loro capacità di assistere una popolazione già in difficoltà. Secondo Ursula Läubli, capo della Sezione Asia centrale e del Nord della Divisione Asia e America Latina della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), “Almeno la metà delle persone che dipendono dagli aiuti in Afghanistan sono donne e in molte località solo le collaboratrici femminili hanno accesso a queste ultime e alle loro famiglie. Con le loro competenze e conoscenze tecniche, le donne apportano un valore aggiunto a un’assistenza mirata ed efficace”.

Un appello internazionale

La Svizzera, insieme agli Stati del G7 e ad altri Paesi, ha sottoscritto una dichiarazione congiunta per chiedere ai talebani di revocare il divieto. “L’intera società afghana, in particolare le donne e le ragazze e le minoranze etniche, devono poter partecipare alla vita pubblica senza temere rappresaglie”, afferma la dichiarazione. “Questo è indispensabile per l’urgente e necessario sviluppo, nonché per una pace duratura in Afghanistan”.

Nonostante le pressioni della comunità internazionale, i talebani sembrano determinati a mantenere una linea dura. Il governo ha già vietato l’accesso delle donne a molti lavori e alla maggior parte degli spazi pubblici. La loro estromissione dal mondo del lavoro umanitario non solo viola i diritti fondamentali, ma ostacola anche l’erogazione di aiuti a una popolazione in grave crisi economica e sociale.

Redazione

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