Esiste in Francia una piccola denominazione del vino che porta nel nome l’amore: l’appellation d’origine contrôlée Saint-Amour.
L’Aoc Saint-Amour appartiene al comprensorio vitivinicolo del Beaujolais che comprende dodici denominazioni: Beaujolais, Beaujolais Villages, Brouilly, Chénas, Chiroubles, Côte de Brouilly, Fleurie, Juliénas, Morgon, Moulin-à-vent, Régnié. E, appunto, Saint-Amour.
I vini dell’Aoc Saint-Amour possono uscire in commercio il 1° febbraio successivo alla vendemmia anziché il 15 marzo come accade per gli altri nove cru della zona. Escludendo i Beaujolais e i Beaujolais Villages che escono già a gennaio.
Una deroga opportunamente commerciale, quindi, affinché il Saint-Amour sia presente sulle tavole di tutti gli innamorati francesi il 14 febbraio. Giorno a cui è dedicata una buona fetta di mercato di questo vino (un rosso schietto e fruttato che ha per base il vitigno gamay).
C’è un altro caso tutto francese che lega il vino agli innamorati. Poco più a nord del Beaujolais, in Borgogna, e precisamente in Côte de Nuits nella parte settentrionale della Côte d’Or, potreste imbattervi nei vini del premier cru Les Amoureuses dell’Aoc Chambolle-Musigny. Vini a base pinot nero non propriamente per tutte le tasche come quelli a base gamay.
Si è scoperto però che il Les Amoureuses dell’etichetta molto probabilmente non richiama l’amore tra due amanti. Chi ha studiato il tracciamento etimologico di quella che è considerata una vigna straordinaria a livello mondiale – lo scrittore Armando Castagno nella sua edizione tascabile di Borgogna – Le vigne della Côte d’Or, pag.225 – ha dimostrato che nel termine “Les Amoureuses”, contrariamente a quanto tutti pensano, non c’è nulla di romantico.
“Il termine amoureuses è molto comune nel gergo rurale borgognone […], detto ancora oggi delle terre agricole, significa “fangose”, o meglio “appiccicose”: terre che si attaccano alle scarpe da lavoro e resistono alla rimozione […] oggi certamente non è più così, ma sette secoli fa sì, e per via delle sorgenti superficiali di acqua dolce, che inzuppavano la terra dall’interno, e in un caso hanno determinato il fluire della Vouge, il torrente di Chambolle, che nasce a pochi metri di distanza. Tanto è vero che la vigna accanto al Les Amoureuses si chiama Les Hauts Doix (le alte sorgenti)”.
In Italia, gli appassionati delle etichette graficamente evocative dell’amore possono attingere a una lunga lista di vini (c’è anche una azienda romagnola che si chiama San Valentino, per i più devoti al santo).
Tra i tanti ci piace segnalare, per coerenza tra la bellezza dell’etichetta e la bontà del contenuto, in Toscana il Cortona Doc Syrah di Fabrizio Dionisio, corposo, goloso e impattante sia al naso sia al gusto. In Campania il Core Rosso di Montevetrano a base aglianico, strutturato, speziato e dal gran ritmo al gusto. In Sicilia il Nero d’Avola Menfi Doc Lu Còri di Cantine Barbera, fragrante, morbido e sensuale per la sua carica di frutto e spezie.
Qualunque sia la scelta, per gli appassionati del mondo del vino è San Valentino tutti i giorni: bere consapevolmente del buon vino con le persone giuste non è solo un’esperienza di vita bensì un’esperienza d’amore.
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