Smart working, dal 1° luglio cambia tutto: ecco cosa ci aspetta

Smart working, è davvero tutto finito? - Foto | Newsby.it
Newsby Ilaria Macchi 11 Maggio 2023

Lo smart working si è rivelato fondamentale nel pieno della pandemia, quando non era possibile muoversi e si aveva la necessità di portare avanti l’attività lavorativa. A breve però la situazione è destinata a cambiare in maniera radicale.

Il termine “smart working ” è diventato di attualità nel pieno della pandemia, un periodo che ha modificato molte delle nostre concezioni e abitudini. Era infatti possibile uscire di casa, se non per motivi di estrema necessità, in alcuni casi non era consentito nemmeno per raggiungere il proprio posto di lavoro. Chi aveva un impiego in ufficio aveva comunque la possibilità di continuare a svolgere la sua attività in modalità “smart”, ovvero direttamente da casa. Del resto, bastava avere un sé un computer e fare quello che si sarebbe fatto sul posto.

I vantaggi, nonostante la paura che in tanti provavano in quella fase, non mancavano, Non c’era comunque il rischio di restare imbottigliati nel traffico, ma si poteva restare a letto qualche minuto in più, per iniziare a svolgere i propri compiti secondo l’orario consueto. Anzi, c’era chi lo faceva restando praticamente in pigiama o in tuta, a meno che non fossero programmate videocall, dove era necessario farsi vedere.

Lo smart working è amato da molti

Non doversi spostare da casa per lavorare ed evitare di stressarsi nel traffico sono certamente tra i motivi che rendono amato lo smart working da molte persone. Anzi, non dover compiere queste azioni elimina una parte della fatica e può consentire di essere efficienti.

Anzi, chi ha un carattere introverso non può che apprezzarlo ancora di più. Non si ha infatti la necessità di incontrare di persona i colleghi, con cui potrebbero nascere discussioni anche per motivi futili, specialmente si nota un’azione che non è particolarmente gradita.

call smart working
In smart working si comunica coni colleghi via PC – Foto | Newsby.it

Anche questo sistema di intendere il lavoro ha comunque degli svantaggi. Diversi, infatti, finiscono per essere tartassati maggiormente dai capi, che chiedono loro di prestare servizio anche in orario extra. Addirittura prendere una pausa per il pranzo o anche solo per un caffé vengono considerati inutili visto che ci si trova tra le mura domestiche.

Tutto sta per cambiare

Ora non ci sono più limitazioni di alcun tipo negli spostamenti, proprio per questo chi svolgeva il proprio lavoro da casa è tornato, salvo esigenze particolari, a svolgerlo in ufficio. Tanti, infatti, ritengono che il contatto umano tra colleghi, oltre che quello tra responsabili e dipendenti non debba andare perduto, ma possa essere una risorsa preziosa.

Nonostante questo, c’è chi ha compreso quanto lo smart working possa essere utile e ha fatto richiesta alla propria azienda per svolgerlo almeno per qualche giorno a settimana. Si avvicina però una data clou, che potrebbe essere destinata a far cambiare le abitudini mantenute finora a molti.

Il 1° luglio prossimo, infatti, sarà scaduta la proroga del diritto a lavorare da casa per i soggetti “fragili” (sia nel pubblico sia nel privato) e per i genitori con figli sotto i 14 anni (solo nel privato). Tutti i lavoratori, compreso chi apparteneva a queste categorie, saranno così costretti a tornare a lavorare in presenza. Un problema che non dovrebbe essere però sottovalutato, visto che coinvolge persone che avevano alcune difficoltà oggettive.

L’unica possibilità di un dietrofront potrebbe arrivare con un decreto firmato dal Ministro del Lavoro Calderone. Anche se questo non dovesse avvenire non è detta comunque l’ultima parola. Ogni azienda, infatti, è libera di stringere accordi con i lavoratori e ascoltare le loro specifiche esigenze. La priorità viene data sempre a quelle due categorie.