I cittadini russi salutano definitivamente i pagamenti digitali. Il Sistema nazionale che gestisce i versamenti elettronici ha infatti comunicato che sia Apple Pay sia Google Pay hanno sospeso il servizio anche con l’ultimo circuito di pagamento rimasto, Mir.
In precedenza, i due colossi tech – in scia con le sanzioni occidentali a seguito dell’invasione dell’Ucraina – avevano già interrotto le loro partnership con diverse banche russe: VTB Group, Sovcombank, Novikombank, Promsvyazbank e Otkritie FC Bank. Ciò è destinato a causare un impatto non indifferente. Secondo il sito web tedesco Statista, infatti, nel 2020 il 29% dei russi affermava di utilizzare Google Pay, mentre il 20% Apple Pay. L’unico circuito rimasto era appunto Mir, fondato e gestito dalla Banca centrale della Federazione Russa dal 2017. Vediamo di cosa si tratta.
Lo sviluppo di questo sistema di pagamento elettronico è partito nel 2014 come risposta alla prima ondata di sanzioni internazionali imposte contro la Russia. L’azienda però non emette direttamente le carte o gli strumenti di pagamento, ma si limita solo alla gestione del circuito omonimo. Le carte di debito e di credito sono invece rilasciate dagli istituti bancari.
Nel 2014 le sanzioni avevano infatti impedito alle banche russe di emettere carte sui circuiti Visa e MasterCard. Le prime carte di pagamento basate sul sistema Mir risalgono al dicembre 2015 e inizialmente il circuito era accettato solo da aziende russe.
Dall’anno successivo ha poi iniziato ad “aprirsi” alle compagnie straniere. La prima azienda non russa ad accettare i pagamenti è stato, a partire da aprile 2016, il colosso cinese AliExpress. Tre mesi più tardi è toccato alla catena di fast food statunitense McDonald’s.
A seguire è toccato ad Apple Pay, che oggi ha però deciso di fare marcia indietro, contribuendo così al processo di isolamento economico di Mosca. Intanto, dal 2018 tutti i pagamenti delle pensioni in Russia devono per legge essere effettuati sul sistema Mir, introdotto anche in Armenia, Ossezia del Sud, Abcasia, Turchia, Uzbekistan ed Emirati Arabi Uniti negli anni seguenti.
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