Il mondo della logistica è in cerca di professionisti, ma la fatica è tanta. Dopo il problema degli autisti, la cui domanda nel 2022 è aumentata del 40%, il nuovo allarme riguarda i macchinisti.
Secondo Confetra, la confederazione dei trasporti e della logistica, nei prossimi tre anni ci sarà bisogno di 3 mila professionisti di questo settore, una carenza senza precedenti pari al 20% dell’attuale forza lavoro.
Ad oggi il numero di dipendenti con età superiore a 50 anni nel settore è nettamente superiore alla media nazionale e, un’elevata presenza di personale prossimo alla pensione, porterà a un consistente ricambio generazionale e a una rapida crescita della domanda di nuovo personale delle imprese ferroviarie, soprattutto per quanto riguarda macchinisti, capitreno, preparatori del treno e manutentori.
Carenza di personale e difficoltà per le richieste formative per il reintegro della forza lavoro
Tra le cause della carenza di personale ci sono anche le difficoltà di accesso alla professione e condizioni di lavoro considerate poco attrattive.
“In anni recenti, gli ultimi governi hanno stanziato diversi milioni di euro per supportare la formazione di nuovi autisti e macchinisti, ma i fondi si sono presto esauriti senza risolvere il crescente gap tra domanda e offerta di lavoro – spiega Carlo De Ruvo, presidente di Confetra – “Occorre un piano di reclutamento più articolato se non vogliamo mettere in seria difficoltà il settore”.
Uno degli ostacoli principali nel reintegrare la forza lavoro necessaria è legato alle difficoltà di soddisfare le richieste formative: queste figure professionali devono essere in possesso di un certificato abilitativo, una patente che può essere rilasciata dalle Imprese Ferroviarie o da un Centro di Formazione riconosciuto dall’ANSFISA (Agenzia per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali).
Purtroppo però tempi e costi rappresentano un problema per molti, poiché ad esempio un macchinista, per essere formato e diventare poi operativo, deve fare un percorso che va dai 6 ai 9 mesi.
“Non appare sufficiente lo stanziamento pubblico per la formazione dei macchinisti. – commenta De Ruvo – Negli ultimi anni sono stati previsti 3 milioni di euro per il 2021 e solamente 1 milione di euro per il 2022. Abbiamo bisogno di un maggiore investimento in questa direzione che permetta agli aspiranti macchinisti di adempiere alle richieste formative”.

La domanda di autisti è destinata ad aumentare
La carenza dei macchinisti si aggiunge a quella degli autisti, nota dall’anno scorso. Infatti nel 2022 si sono stimati 560mila posti vacanti, con una domanda in crescita del 40% nei primi 9 mesi dell’anno.
In Italia si calcola che manchino attualmente circa 17mila autisti e uno studio dell’IRU (International Road Transport Union) avverte che anche la domanda di autisti in Europa è destinata ad aumentare ancora, complici il prossimo pensionamento del 30% degli autisti oggi in servizio e la mancanza di un adeguato tasso di sostituzione, fino al raggiungimento entro il 2026 di circa 900mila posti vacanti.
Anche qui sono diverse le ragioni per cui il lavoro di autista fatica a essere considerato un lavoro attrattivo, nonostante le retribuzioni siano particolarmente alte, soprattutto per persone giovani e donne, per via delle specifiche condizioni di lavoro come assenze prolungate dalla propria residenza (soprattutto quando si parla di trasporti internazionali) o la mancanza di aree di sosta sicure e dotate di servizi, le difficoltà di accesso alla professione (per i costi elevati necessari per ottenere la patente C e la Carta di qualificazione del conducente – il costo di quest’ultima può raggiungere anche i 3/4 mila euro -.
Per incoraggiare l’ingresso di nuove leve l’ex governo Draghi aveva previsto l’introduzione di un contributo destinato ai giovani tra i 18 e i 25 anni pari all’80% della spesa e fino a un massimo di 2500 euro, con uno stanziamento di 25.3 milioni di euro dal 2022 al 2026.
Tuttavia i fondi del 2022 e del 2023 si sono esauriti nel giro di poche ore. “È urgente investire per rendere accessibile la formazione a tutti coloro che potrebbero essere interessati a qualificarsi, come anche riflettere sulle ragioni che possano rendere più o meno attrattive queste posizioni lavorative” conclude De Ruvo.
