Con la guerra in Ucraina in corso, arriva il lunedì nero sulle materie prime; petrolio in primis. A poche ore dal terzo round di colloqui tra Mosca e Kiev per provare a trovare una soluzione al conflitto, i mercati stanno reagendo negativamente. Il petrolio schizza alle stelle sull’ipotesi di uno stop dell’import dalla Russia: il prezzo di un barile di Brent ha sfiorato i 140 dollari, vicino al record assoluto di 147,50 dollari raggiunto nel 2008. Oggi il greggio del Texas guadagna l’8,62% a 125,76 dollari al barile, mentre il Brent naviga verso i 130 dollari a 129,48 dollari (+9,63%). Il gas avvia le quotazioni con un balzo che lo porta ai massimi storici. Ad Amsterdam, in avvio di seduta, il prezzo è volato a 225 euro al Mmbtu, con un incremento del 17%, per poi ritracciare a 216 euro (+12,2%).
La guerra in Ucraina, oltre al petrolio, fa salire anche le quotazioni dell’oro, che hanno superato la soglia dei 2.000 dollari l’oncia sulla scia dei timori per l’escalation del conflitto. L’oro, tradizionale bene rifugio, segna un prezzo spot che sui mercati asiatici a quota 2.003 dollari l’oncia (+1,85%), avvicinandosi ai massimi degli ultimi due anni. Il rialzo maggiore è però del Nichel, che ha visto un balzo del 16%. In tensione anche l’alluminio (+2%) e il rame (+3%). Corre il palladio che sale di più di 5 punti percentuali attorno ai 3.137 dollari all’oncia.
La Borsa di Tokyo conclude la prima seduta della settimana in netto calo. Il Nikkei cede il 2,94%, a quota 25.221,41, con una perdita di 764 punti. Sul mercato valutario lo yen si indebolisce a 114,90 sul dollaro, mentre si apprezza poco sopra a 125 sull’euro. Le Borse cinesi chiudono la seduta con pesanti perdite per il balzo delle quotazioni del greggio e dell’incertezza della situazione in Ucraina. L’indice Composite di Shanghai cede il 2,17%, a 3.372,86 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 2,70%, attestandosi a quota 2.203,41.
Anche le materie prime alimentari sono in grossa crisi. L’Ucraina ha deciso di sospendere le esportazioni di alcuni prodotti a causa del crescente rischio di carenza di cibo. Lo ha annunciato ieri il governo, secondo quanto riportano i media internazionali. Sono state sospese le esportazioni di “carne, segale, avena, grano saraceno, zucchero, miglio e sale”. Allo stesso tempo, le esportazioni di grano, mais, pollame, uova e olio saranno consentite solo con il permesso del Ministero dell’Economia.
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