ECONOMIA

Gamestop, a gennaio le azioni sono salite del 680%. Ecco cos’è successo

“Giocare” con le azioni di un’azienda è una pratica rischiosa. Lo hanno imparato a proprie spese i venditori allo scoperto (ribassisti) dei titoli di GameStop, che nell’ultimo periodo hanno visto la pratica del short selling ritorcersi contro di loro. Questa operazione finanziaria consiste nel prendere in prestito delle azioni di un’azienda, per poi venderle e riacquistarle quando il loro prezzo diminuisce. Fin quando il valore delle azioni continua a scendere, tutto procede al meglio per i ribassisti.
Ma cosa succede se i titoli al posto di abbassarsi, come previsto, vanno invece incontro a un rialzo? In questo caso, i venditori allo scoperto si ritrovano costretti a ricomprare in breve tempo le azioni per limitare i danni (nel gergo tecnico si parla di “ricopertura”), spendendo una somma maggiore del previsto. Di conseguenza, si riduce la disponibilità di azioni allo scoperto, determinandone al tempo stesso un rilancio del valore.

Il “braccio di ferro” sulle azioni di GameStop

Questo processo, noto come “short squeeze”, è proprio ciò che ha determinato la recente impennata delle azioni di GameStop in borsa. Nel corso di gennaio, il valore del titolo dell’azienda texana è cresciuto di oltre il 680%. Ma perché è successo? L’improvvisa risalita in borsa di GameStop è stata “guidata” da un gruppo di investitori retail (rialzisti), che hanno acquistato in massa le azioni del colosso dei videogiochi e causato lo “short squeeze”. Il tutto è stato alimentato dalle discussioni sul subreddit r/WallStreetBets, che può contare su 2 milioni di iscritti. Anche la scelta di Elon Musk di parlare su Twitter di questo “scontro” tra ribassisti e rialzisti ha contribuito al rialzo del titolo di GameStop.

Il ban del server di Discord

Oltre a discutere su Reddit, gli utenti di r/WallStreetBets usavano anche una chat su Discord per organizzarsi e scambiare opinioni. Il server è stato recentemente bannato, ma non per ragioni legate alle discussioni di natura finanziaria portate avanti dalla community. La ragione della scelta di Discord va cercata nella natura “tossica” di parte della chat, che ha più volte violato le politiche sull’hate speech della piattaforma con svariati commenti omofobi, xenofobi e antisemiti. Un caos ingestibile, come testimoniato anche dal sito The Verge, paragonabile a quello esistente all’interno di un’altra piattaforma notoriamente problematica: 4Chan.

Alessandro Bolzani

Cresciuto a pane e libri, nutro da sempre una profonda passione per la scrittura e il mondo dei media. Dal 2018 sono redattore (o copywriter, come dicono quelli bravi) per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. Nel 2019 ho debuttato come autore con il romanzo urban fantasy "I guardiani dei parchi", edito da Genesis Publishing.

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