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Vittorio Galasso, titolare di un’azienda agricola a Corcolle, alle porte di Roma, parla della regolarizzazione dei migranti nei lavori agricoli in occasione dell’inizio della Fase 2. “In campagna era già un problema trovare la manodopera; poi con la chiusura delle frontiere non è potuta tornare gente che già conosceva il lavoro. Ora noi abbiamo assunto due italiani, che si stanno dimostrando bravi e veloci, ma non hanno mai fatto questo tipo di lavoro e rispetto ai colleghi extracomunitari sono più lenti e hanno bisogno di più tempo per prendere la mano, ad esempio nello scacchiare il mais. Io con le fave”, racconta Galasso, “ho raccolto un quinto rispetto a quello che raccoglievo l’anno scorso, perché non trovavo la manodopera”.
Il giudizio di Vittorio Galasso sul recente provvedimento voluto fortemente per questa Fase 2 dal ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, è netto: “La regolarizzazione dei migranti è un provvedimento fasullo: perché permette di regolarizzare chi l’anno scorso aveva un permesso di soggiorno scaduto. Ma se quelli che lavoravano con me l’anno scorso sono andati a casa e non sono potuti tornare, chi vado a regolarizzare io? Ho una chance in più perché posso regolarizzare il primo pellegrino che passa, ma si tratta di una chance che è tardiva e azzoppata. Ben venga la regolarizzazione degli extracomunitari, perché piuttosto che tenerli in Italia fuori legge è meglio farli emergere in qualche maniera. Però il problema è che in agricoltura bisogna trovare chi sa e chi vuole lavorare. Io questa gente non la trovo. Questo è un provvedimento ininfluente. Da me sono passati due italiani che mi hanno chiesto di lavorare e li ho assunti e speriamo che vadano bene. Ma se fossero passati due extracomunitari, avrei fatto lo stesso. I charter vanno benissimo“, conclude Galasso, “se si tratta di gente pratica, ma dovevano farli prima. I ‘corridoi verdi’ sono l’unica soluzione che ci può salvare”.
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